
Alloggia al rifugio del passo Duran, e l’indomani ha deciso di fare il giro delle cime della Moiazza. Così, se la ragazza che poco prima era accovacciata in terra sul bordo del sentiero in cerca di qualcuno che la uccidesse non trova nessuno prima, lui l’aiuterà. Più tardi al rifugio, dopo essersi fatto una doccia, mentre è seduto ad un tavolo accanto alla finestra in attesa di cenare, si avvicina la ragazza. Ha preso un letto nella camerata e mangerà con lui. È disperata ed ha la faccia di una sposa mandata sola all’altare, per questo accetta l’invito ad andare con lui il giorno dopo. Il percorso sarà uno sterminio di energie, ed è garantito che alla sera o la ragazza o il dolore, uno dei due non ci sarà più. Ma lei ha energia di collera da vendere. Il giorno seguente affrontano una ferrata impegnativa, “la scalata è una fabbrica di metri sopra metri”, e lei sembra non farcela. Loro sono un bruco appena nato, ma bravo e che sa dove andare. Con il suo aiuto e la determinazione di lei, dopo tre ore sono sulla Cattedrale, una delle cime, “sulla testa nuvole e schizzi di cielo”. Più tardi raggiungono la cima Moiazza. Poi ridiscendono al rifugio, dopo dieci ore di camminata. Dopo cena la ragazza lo ringrazia, lo bacia sulla testa e gli augura buonanotte. Il mattino dopo, prima di proseguire il cammino, lui le lascia un biglietto: “Non lavare le tue tre magliette sudate. Buttale, è acqua passata”... “Oggi ce la fa, oggi è giorno di precedenza alla vita...
Oggi è turno di vita... Oggi noi siamo cavalieri senza sella di noi stessi”. Di questo narra Aiuto, tratto da Il contrario di uno, un romanzo breve, anzi un racconto pubblicato solo in ebook in cui Erri De Luca ragiona su cosa significhi “togliersi” rispetto alla vita. Non banalmente togliersi dal mondo, ma “estrarsi come un dente dalla mascella”, tornare indietro, imboccare il sentiero in discesa, dimenticare. “Mettersi” invece significa aprirsi ad orizzonti immensi davanti a noi, “chiedere passaggio a tutto, pure alle nuvole”. La montagna certamente aiuta. I passaggi tecnici, le arrampicate, il pericolo di scivolare, non fanno pensare a niente altro, solo ad avanzare, a mantenere il giusto equilibrio sui fili di cresta. E i pensieri scansano le nuvole per volare in alto. Perché la ragazza dovrebbe lavare le tre magliette? È meglio buttarle via, sono il passato, intrise del sudore di un corpo che forse è riuscito a liberarsi del dolore e della disperazione, a riacquistare fiducia nel prossimo, a capire che ce la si può fare. Così come si apprende l’importanza di accogliere a volte ciò che il viaggio ci mette innanzi. La brevità del testo e i dialoghi molto corti, impreziositi da lampi di considerazioni, sembrano rendere il messaggio fugace. Ma al termine della lettura qualcosa spinge a sfogliare le pagine a ritroso, con la voglia di immergersi di nuovo in una profondità di senso.