
Il sole di un pomeriggio di maggio contribuisce all’affollamento di Harvard Square. Win Garano siede su una panchina per cercare refrigerio dal caldo che lo assilla. Indossa un completo Armani nero e delle scarpe di Prada nere, entrambi acquistati usati. Un outfit proposto dalla commessa del negozio a novantanove dollari e venduto come nuovo. Un affare d’oro, da non lasciarsi sfuggire, anche se reso fattibile dalla presunta morte del precedente proprietario di quel completo. Pochi mesi prima, infatti, è venuto a mancare a causa di un incidente stradale un giocatore dei Patriots, alto e muscoloso proprio come Win. Potrebbe essere suo quell’abito? È particolarmente nervoso l’uomo, seduto su quella panchina, che sorge accanto a uno dei tavoli da picnic della piazza, su cui l’uomo ha appoggiato due bicchieri colmi di caffè. Gli altri tavoli sono occupati da studenti e dipendenti dell’università che chiacchierano amabilmente e Win riesce a sentire alcuni commenti piuttosto negativi sulla conferenza del procuratore distrettuale Monique Lamont, conclusasi pochi minuti prima. Del resto Win non le ha mai nascosto le sue perplessità relative alla banalità del tema trattato in un convegno così di prestigio, ma la donna non accetta alcun tipo di consiglio da lui. Monique gli impartisce ordini come fosse un garzone, gli chiede di prenderle il caffè o di annotare questo o quell’altro e se ne sta al fresco, mentre lui è ad attenderla fuori al caldo. Finalmente la Lamont esce, scortata da due agenti in borghese, della polizia di Stato del Massachusetts. Anche Win fa parte della polizia, è un ispettore della Omicidi, anche se attualmente al servizio di Monique Lamont. Il giorno prima il procuratore lo ha chiamato a casa, comunicandogli di averlo sospeso dal servizio con decorrenza immediata. Questo è il motivo per cui Win è ad attenderla fuori al caldo, per avere quantomeno le dovute spiegazioni. Monique si ferma a parlare con i giornalisti, che adorano intervistare questa bella e potente donna, per poi criticarla e in qualche modo detestarla. Finalmente Monique si libera dai cronisti e dal suo odioso assistente Cal e va a sedersi di fronte a Win, a cui comunica la sua soddisfazione per l’intervento, gustando il caffè che lui le ha fatto trovare, senza nemmeno ringraziarlo, come sua abitudine…
Ritroviamo il bel tenebroso Winston Garano, ispettore della Omicidi di Cambridge – già conosciuto in A rischio, l’altro romanzo che lo vede al centro della storia – come protagonista indiscusso di questo Al buio di Patricia Cornwell. È bello e coraggioso Win e viene incaricato dal procuratore distrettuale Monique Lamont, donna fredda e senza scrupoli, di riaprire un caso irrisolto risalente a ben quarantacinque anni prima, riguardante la morte violenta di una ragazza cieca. Ad assisterlo in questa insolita indagine c’è Stump, un’agente molto schietta, che però, secondo Win, “non la racconta giusta”. Un’atmosfera decisamente più soft quella che avvolge questo romanzo, rispetto agli altri dell’autrice, che ha abituato, negli anni, i suoi lettori a morti ammazzati, smembrati e a cruente autopsie. Buona la descrizione dei luoghi, dei fatti e dei personaggi, inseriti però, in una trama poco compatta e dotata di rari se non inesistenti colpi di scena. Nel suo Al buio, la Cornwell ha voluto narrare anche di una parte sentimentale/affettiva che coinvolge Win e la Lamont, a cui l’uomo ha salvato la vita, scoprendone così il lato più fragile, che diventa poi motivo di un continuo punzecchiarsi tra i due. Colpisce in negativo l’inaspettata scena di sesso tra Win e la Stump, quasi forzatamente incastrata per dare risalto a un intreccio alquanto spento. Al buio non è certo uno dei migliori romanzi della Cornwell ed è consigliato prevalentemente agli amatori dei libri dell’autrice, perché per quanto possa rasentare la sufficienza, chi segue e ama questa scrittrice statunitense non può e non deve perderselo.