
Pizza. Spaghetti. Tiramisù. E non soltanto. Persino la rucola, che per un certo periodo è sembrata essere indispensabile per qualsiasi piatto, è diventata un simbolo della cucina italiana, di cosmopolitismo, innovazione e al tempo stesso genuinità, ma anche uno stereotipo piuttosto frusto, tale è la propagazione delle specialità gastronomiche nostrane in tutto il globo. Nonostante molti nel mondo in realtà non abbiano precisa e totale consapevolezza della sua origine, il fascino della tradizione del cibo italiano ha acquistato e acquista sempre più prestigio e notorietà, e ha influenzato e influenza sempre più la cultura popolare, il linguaggio, i mezzi di comunicazione di massa, i gusti, le idee, le scelte, le opinioni. Un non italiano dà per scontato che chi viene dal Bel Paese abbia un legame profondo e innato con il buon cibo: l’Italia è considerata un luogo speciale per tutto ciò che riguarda la sana alimentazione e i piaceri della tavola, e all’estero si ha spesso un’immagine infarcita di romanticismo, tale da aver generato finanche un numero impressionante di libri e film (basti solo pensare a Sotto il sole della Toscana, Mangia prega ama, Un mese al lago, Letters to Juliet, Un’ottima annata, La fontana dell’amore: qui addirittura gli autori si sono inventati una fontana che nella realtà non c’è, come se a Roma mancassero). Ma il luogo comune del latin lover in realtà a voler approfondire la questione c’entra ben poco: c’entra, invece, la storia di una nazione affacciata sul Mediterraneo, preda di mille invasioni, frammentata a lungo e poi unita, che ha vissuto la guerra e la ricostruzione e ora affronta le sfide della contemporaneità multiconnessa…