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Albert Camus - Vivere in tempi di catastrofe

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Probabilmente non se l’aspettava Albert Camus di diventare, a poco meno di trent’anni, il filosofo dell’esistenzialismo, il profeta dell’assurdo, uno scrittore di grido e già di fama. Del resto non gli interessa neppure diventare uno scrittore, la sua è una vocazione da artista della vita: ‘noi, artisti incerti di esserlo, ma sicuri di non essere altro’. Perché pensare è un’esigenza, pensare oltre ogni schema e schematismo una necessità di vita. Aveva provato a spiegare che ‘Sartre è esistenzialista, e il solo libro di idee che ho pubblicato, Il mito di Sisifo, era diretto proprio contro i filosofi detti esistenzialisti.’ Invece pare proprio che quello è il suo destino, quello di mettere insieme tutti gli aspetti più contrastanti del viaggio chiamato vita: “Agli ideologi chiede di amare gli uomini prima delle idee, a chi odia loda la gratitudine, ai fanatici di ogni sponda ricorda la dolce indifferenza del mondo. Perché “di questo mondo è il mio regno”. L’unico suo interesse è la vita: non ha brama di essere ricordato come un eroe, ma come uno spirito libero, capace di sfidare il pensiero denigratorio e falso della società parigina e ogni limite o divieto da esso imposta. Non a caso morirà sfidando la velocità della vita sfilando silenziosamente sull’asfalto bagnato dalla pioggia. La sua stessa vita è il suo insegnamento ed il suo testamento…

Catherine Maubon scrive un saggio lucido e fluido sulla produzione di Albert Camus, quasi filosofo per caso, estremista del pensiero e paladino della libertà, ripercorrendo con coerenza e precisione quasi chirurgica il dipanarsi del suo pensiero attraverso la lettura puntuale delle sue opere. Camus non ha velleità moraliste, il suo unico credo è la coerenza con il suo spirito libero, capace di criticare tutto e tutti, perché al servizio della verità. Non è stato facile per questo cogliere l’eredità del suo pensiero, soprattutto vincere l’ostracismo con cui per molti decenni è stato quasi evitato ogni giudizio e soprattutto ogni pregiudizio. Per spiegarlo, Maubon conia una felice definizione che trova spazio nella quarta di copertina, per quanto è pregnante: “Filosofo, libertario, Don Giovanni, Premio Nobel di madre analfabeta, attore e drammaturgo militante, calciatore da ragazzo, tifoso da adulto, di sinistra «suo malgrado», moralista senza moralismo, eroe della Resistenza e pacifista convinto, algerino in esilio a Parigi, grande giornalista nonché instancabile polemista, amante della vita libera ma liberamente sottomesso alla disciplina creativa, tubercolotico cronico, avversario dichiarato della pena di morte: Albert Camus è stato questo e ben altro”. Il libro si conclude con una succosa appendice di “Parole e immagini” nella quale sono riproposte fotografie dello scrittore ed una selezione di testi più o meno noti estrapolati dalle opere principali di Camus, a corredo e completamento del saggio, a compendio del viaggio letterario e biografico. Un degno finale per un testo sicuramente intrigante per chi si approccia per la prima volta allo scrittore francese, ma anche per chi vuole ripercorrerne il pensiero.