
Nato intorno al 450 a.C., Alcibiade dispiega la propria parabola esistenziale nell’età dei “nuovi politici” di cui fa parte pur non potendo vantare un’origine realmente nuova. Egli non appartiene alla parte sociale più facoltosa. Ma proviene pur sempre per discendenza paterna dalla nobile famiglia degli Eupatridi e per parte materna a quella blasonata degli Alcmeonidi. La madre è cugina di Pericle e questo gli consente di crescere nell’abitazione di costui che, sedotto dalla esuberanza e dalla genialità di quel ragazzo, cerca invano di disciplinarne il coraggio e l’ambizione. Più tardi, infatti, quando scenderà nell’agone politico dalla parte dei democratici, Alcibiade non mancherà di rivelarsi un uomo egocentrico ed estroverso, capace di ricorrere a qualsiasi espediente pur di fare colpo e carriera. È dotato di un fascino non comune che lo rende un impenitente seduttore di cuori femminili, ma anche di masse elettorali ammaliate dalle sue arti persuasive ereditate dagli insegnamenti di Socrate, di cui è stato un fervente discepolo oltre che un assiduo frequentatore del circolo di intellettuali che vi si radunavano attorno. La sua indole turbolente lo rende un guerrafondaio, essendo convinto che le vittorie militari ottenute costituiscono la scorciatoia più breve giungere al potere. Sospinto da tale convinzione, si renderà protagonista di una intensa serie di attività militari e politiche che, pur costellata di avventure e disavventure faranno di lui uno dei protagonisti più celebri ancorché discusso e degli eventi fondamentali del suo tempo. “Un leone della democrazia ateniese”, uno stratega avventuroso, impavido e spregiudicato…
Docente di Storia greca all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nonché vicepresidente dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere, Cinzia Bearzot compone qui un saggio approfondito e solidamente documentato ma dal tono avvincente per la sua meritoria qualità divulgativa. L’ampiezza dello sguardo a tutto tondo e i criteri espositivi della migliore saggistica imprimono al suo testo un accattivante ritmo narrativo, che risulta propedeutico alla ricostruzione della vicenda biografica impegnativa di un personaggio storico divisivo e fortemente controverso. Di un uomo dalla personalità costituita da aspetti contrapposti e contradditori, difficili da comprendere e da giudicare, che riesce a ottenere un’attenzione irresistibilmente naturale tanto per la serie di elementi incompatibili che ne determinano l’immagine ancora oggi a distanza di tanto tempo. Così come per i risvolti politici che le sue azioni ebbero sulle caratteristiche della democrazia ateniese del suo tempo e che qui emergono quale nucleo non irrilevante dell’indagine condotta dall’autrice con scrupolosa attenzione sia all’uso che alla valorizzazione delle numerose fonti citate e messe a confronto. Ci preme infatti sottolineare che tra i molti meriti innegabili e avvincenti che caratterizzano il presente libro, due troneggiano su tutti. L’opportunità di indurci a riflettere sia sulla sostanza fragile della democrazia sia sulla sua definizione distorta con cui l’uomo si è dovuto confrontare fin dal tempo e dal luogo dove essa ebbe principio. Finalmente un libo serio che rende evidente ciò che evidente troppo spesso non è. Tanto sulla figura di Alcibiade quanto sul concetto di democrazia.