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Alice al di là dello specchio

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Dina, la gatta di Alice, ha avuto due bellissimi micetti, uno nero e l’altro bianco, entrambi birichini e litigiosi. Spesso creano un po’ di confusione, nel caldo salottino della casa. Dopo l’ennesimo capriccio, il gomitolo di lana con cui giocano i mici rimane sparpagliato sul tappeto. Ad Alice non piace la confusione, ma Kitty, la gattina nera, vuole giocare ancora e rende inutili i tentativi della sua padrona di riordinare. Alice è infastidita ma prova anche tanta tenerezza per la micetta e i suoi pensieri tornano alla partita a scacchi di qualche sera prima, durante la quale le è parso che la micina capisse tutte le mosse, tanto da fare le fusa alla parola “scacco”. Anche nella “Casa dello specchio” c’è una bellissima scacchiera, l’ha vista sbirciando dallo specchio appeso al muro e si domanda se anche lì i micetti, che spesso intravede, sono intelligenti come i suoi. È molto impaziente di visitare questa casa: la incuriosisce il fatto che tutte le cose lì paiono al contrario e vorrebbe scoprire tutto quello che da casa sua non riesce a vedere. Alice racconta alla piccola Kitty le sue riflessioni a voce alta perché la vorrebbe portare con sé a scoprire un mondo fantastico. La prende e si dirige lentamente verso la mensola. Riesce a vedere parte del salottino, quasi uguale al suo, con gli oggetti posizionati in modo inverso. “Pensa se potessi entrare in questo spazio, ci sarebbe tanto da scoprire!”, dice rivolgendosi alla micina. Si avvicina al vetro e capisce che è fluido, morbido e penetrabile, tanto da consentirle di passarci dentro e uscire dall’altra parte…

In una lettera del 21 dicembre 1883, Lewis Carroll scrisse ad Alice Liddell che si sarebbe sentito soddisfatto se solo la ragazza fosse stata felice di ricevere il suo racconto almeno la metà di quanto lui era entusiasta di inviarglielo. Queste affermazioni dimostrano il profondo affetto che lo scrittore anglosassone nutriva per la piccola Alice, la figlia del rettore della scuola in cui lo scrittore insegnava. Affetto in realtà molto discusso e criticato, ma che comunque portò alla creazione dei suoi due grandi capolavori: Alice nel paese delle meraviglie e Alice al di là dello specchio. Il primo è ispirato alle gite al fiume cui Carroll partecipava con le sorelle Liddell. Il secondo, invece, che potrebbe sembrare un semplice sequel, è in realtà qualcosa di profondamente diverso. In quest’opera Carroll fonde magnificamente il suo genio letterario con quello matematico e lascia che questi due mondi, apparentemente molto diversi, si intreccino tra loro. Un lettore disattento potrebbe non accorgersi che tutta la storia è una partita a scacchi i cui risultati portano esattamente a quelli ottenuti su una scacchiera normale. E le mosse sono talmente ben abbinate a scene forti e impattanti da lasciare facilmente spazio alla fantasia. La prefazione di Benjamin Lacombe, il quale ha sempre avuto una vera passione nei confronti di questo scrittore, aiuta a capire meglio le riflessioni e i pensieri di Carroll e guida il lettore in un mondo fantastico spesso difficile da comprendere ma molto affascinante. I magnifici disegni dell’artista francese, d’altro canto, danno quel tocco particolare che sempre lo contraddistingue. Le illustrazioni disegnano un mondo parallelo, dolce, affascinante e magnetico, tutto da scoprire. Infine, la fusione del punto di vista di due grandi artisti - Carroll da una parte e Lacombe dall’altra - regala ai lettori una protagonista particolare, donna e bambina allo stesso tempo, furba ed ingenua, libera e misurata. Vista in questa ottica, Alice non è esattamente quella che abbiamo sempre pensato che fosse, ma è in realtà, la rappresentazione della donna come modello unico, da rispettare e amare.