
Gracelin O’Malley si sforza di guardare con attenzione tra la foschia della baia di San Francisco, cercando di allontanare quella sensazione di desolazione e solitudine che il luogo ispira: deve trovare l’Eliza J, anzi, deve trovare Peter e Liam. Non è ancora sopraggiunta l’alba, il buio si incunea tra le strette strade, ma Grace sa dove recarsi e, con il suo consueto fare deciso e sicuro, si avvia stringendo forte la mano di Jack, il figlio di soli quattro anni, ancora assonnato. Arrivata all’edificio imponente e grandioso, dimora del capitano, apre il cancello con decisione e si prepara a rivedere Peter, sperando con tutto il cuore che sia a casa e non per mare. Il domestico la scambia per una serva e vorrebbe allontanarla; Grace si rende conto di essere poco presentabile, e forse poco rispettabile indossando dei pantaloni comodi maschili, ma non si arrende. Viene così a conoscenza che Peter non farà ritorno prima di qualche settimana, e decide di lasciargli un messaggio, informandolo di essere in città e che Mary Kate è in ospedale, anche se non grave. Grace è francamente desolata; pensa di amare Peter e si è finalmente decisa a sposarlo...Ma ora, in attesa che torni, dove alloggiare? Come mantenere Jack e Mary Kate, una volta che si sarà ripresa? Fortunatamente il dott. Wakefield, che ha in cura la figlia, è un uomo generoso e ha giusto bisogno di una brava cuoca...
Eccoci arrivati al terzo e ultimo volume della trilogia di Ann Moore, dopo Terra perduta e Addio all’Irlanda, entrambi editi da Beat. Ritroviamo Grace, la sempre coraggiosa e luminosa Grace, con il suo carattere determinato e il forte istinto di portare e fare del bene ovunque si trovi, nonostante la fatica passata e le continue difficoltà nel suo cammino. Ai personaggi presenti negli episodi precedenti se ne aggiungono di nuovi, come sempre ben narrati e fortemente distinti, nel bene o nel male. Credo che in questo caso la lettura dei volumi precedenti sia imprescindibile, considerati i molteplici rimandi a eventi passati; inoltre, certe inquietudini di Grace o degli altri coprotagonisti sono maggiormente comprensibili alla luce di quanto hanno vissuto e la loro non è certo stata una vita semplice e noiosa. In questo ultimo volume vi sono diversi spunti interessanti – alcol, depravazione, schiavitù fisica e psicologica – e si riflette molto sulle relazioni interpersonali, sulla moralità, sull’etica. Sembra quasi che dopo aver girato in lungo e largo la Moore abbia voluto esplorare e concentrarsi su quanto accade all’interno di una famiglia, anche se il contesto sociale nel quale si svolgono le vicende è sempre ben descritto e vivido. Molto belli anche i ringraziamenti dell’autrice, che spronano a conoscere il proprio passato per agire meglio nel presente; con questo terzo episodio salutiamo Grace, con l’augurio – per noi donne – di portare sempre con noi un pizzico del suo coraggio.