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All’ombra del Vesuvio - Vita di Plinio

All’ombra del Vesuvio - Vita di Plinio

Quando il Vesuvio erutta, nel 79 d.C. (il giorno preciso dell’eruzione è oggetto di dibattito tra gli storici: c’è chi indica il 24 agosto e chi il 24 ottobre), Plinio “il Vecchio” è ammiraglio della flotta imperiale e vive a Miseno assieme a suo nipote Plinio “il Giovane” e alla di lui madre Plinia. È proprio la donna ad accorgersi che nel cielo si è formata “una nube insolita per vastità e per aspetto” e a comunicarlo al Vecchio, che tra l’altro è anche storico e naturalista – nel 79 d.C. ha da poco terminata la stesura dell’enciclopedia Storia Naturale. L’ammiraglio decide quindi di avvicinarsi il più possibile alla colonna di fumo e chiede a suo nipote di accompagnarlo. Tuttavia Plinio il Giovane, preso da un compito che lo zio stesso gli ha assegnato poco prima, declina l’invito. Questo rifiuto gli salva la vita. Suo zio infatti muore a Stabia il giorno dopo, all’età di cinquantacinque anni, sommerso dall’ultima delle sei colate piroclastiche che hanno distrutto Pompei, Ercolano e Stabia. Nelle sue Epistole, il Giovane ipotizza che a uccidere il Vecchio sono stati i fumi e l’aria irrespirabile inalata nei suoi condotti respiratori. Dal canto suo, il diciassettenne Plinio riesce a fuggire da Miseno insieme alla madre, ritornando solo qualche giorno dopo per scoprire che “il paesaggio appariva mutato e ricoperto da una spessa coltre di cenere, come fosse nevicato”. Morto senza avere figli, tramite testamento il Vecchio adotta suo nipote, che eredita tutti i suoi averi, dandosi inoltre da fare per tenerne viva la memoria...

È grazie a un saggio dell’ecclesiastico veronese Giovanni de Matociis (noto anche come Giovanni Mansionario) che è stato possibile distinguere tra la figura di Plinio il Vecchio e quella di suo nipote, Plinio il Giovane. Fino al XIV secolo si credeva infatti che di Plinio ne fosse esistito uno solo. Senza la sua scoperta, non si sarebbe accesa una contesa decennale tra Como e Verona, entrambe ansiose di accaparrarsi i natali dei due romani (spoiler: sono entrambi originari di Como). Ma soprattutto, senza questo saggio, Daisy Dunn non avrebbe potuto scrivere questa meravigliosa duplice biografia su due degli esponenti più interessanti dell’intero panorama dell’Antica Roma. Per completare All’ombra del Vesuvio, la Dunn attinge a piene mani sia dalle Epistole di Plinio il Giovane (in latino Epistolarium Libri, un carteggio di 247 lettere in cui si trovano elementi biografici, storici e sociali, scritto tra il 96 e il 113 d.C.), sia dalla Storia Naturale di Plinio il Vecchio (in latino Naturalis Historia, un’enciclopedia di 37 libri che voleva essere una summa di tutto il sapere scientifico dell’antichità), con l’intento di “rendere omaggio al fascino senza tempo di entrambe le figure, alla loro opera e alla ricezione delle loro idee nel tempo”. Incentrando All’ombra del Vesuvio sulla biografia di Plinio il Giovane (in quanto maggiormente documentata), la Dunn offre “una visione a tutto tondo della vita dei due Plini e del loro universo”. A partire dagli avvenimenti biografici dell’esistenza del Giovane, la Dunn trova il modo di inserire aneddoti, digressioni e peculiarità riguardanti la vita del Vecchio e la sua immortale Storia Naturale. Oltre all’espediente della doppia biografia, a rendere caratteristico questo saggio è anche la scelta dell’ordine narrativo: “nel rispetto dello spirito dei due personaggi”, la Dunn privilegia “le stagioni della vita del Giovane” per offrire “un’idea della scansione dell’anno al tempo di Plinio il Giovane”. Seguendo il calendario solare stabilito da Cesare, si parte dall’autunno (che comincia l’8 o l’11 agosto), in cui è descritta l’eruzione del Vesuvio, si prosegue poi con l’inverno (dall’11 novembre), con la primavera (l’8 di febbraio), per poi passare all’estate (dal 10 maggio) e per tornare infine ancora all’autunno: nel corso ogni stagione sono descritti con rigore storico azioni, eventi e avvenimenti che hanno visto per protagonisti entrambi i Plini. Il risultato finale è un’opera completa, divertente, appassionante, precisa e misurata, ma non poteva che essere altrimenti. D’altronde, non si vince un premio come il Classical Association Prize per caso all’età di trentatré anni.