
Sono tante le persone che almeno una volta nella vita aspirano a studiare medicina veterinaria, forse perché non si sa davvero cosa implichi fare questo lavoro. Si ha ancora l’idea di una figura romantica che, stretta in pugno la borsa con i ferri del mestiere, va in giro a prestare soccorso a cani e gatti bisognosi che guariscono alla prima iniezione. La realtà è molto diversa dall’immaginario collettivo. Inoltre esiste una differenza enorme tra fare il veterinario ed essere un veterinario. Nel primo caso terminato il turno di lavoro la mente riesce a staccare, si torna a casa e ci si dedica alla propria vita. Nel secondo caso la professione è parte della persona e non si stacca mai davvero, basta incrociare un qualsiasi animale per porsi tutta una serie di domande con occhio clinico. Il lavoro è appassionante, ma faticoso. Correre avanti e indietro in una clinica veterinaria è estenuante, si sollevano cani a peso morto, si affrontano zuffe con animali spaventati e aggressivi, le pause sono rare e l’insieme di fatica fisica e mentale non sono facili da gestire, anche se l’esperienza acquisita è gratificante e stimolante. Senza dimenticare la reperibilità, il telefono che squilla nei momenti di riposo. Negli ultimi anni si riscontra una carenza di neolaureati che rinnovino il personale delle cliniche e non perché scarseggino gli studenti, ma perché chi termina il corso di studi spesso non resta in Italia. Lo stress, gli orari impossibili, gli scarsi guadagni non allettano. Tra i veterinari inoltre “i suicidi sono il quadruplo rispetto al resto della popolazione e il doppio rispetto a medici e dentisti”. La depressione, i turni, l’isolamento sociale, le numerose eutanasie…
Valentina Chiapatti è una anestesista veterinaria che ama il suo lavoro, ma ne riconosce l’enorme peso emotivo, per questa ragione col tempo ha ridotto le ore di lavoro pratico, proprio per preservare la sua sanità mentale e per dedicarsi alla divulgazione. Nel 2017 infatti ha creato il blog “Amica veterinaria” che dà il titolo al libro e la pagina Facebook che conta oltre 50.000 follower, su Instagram invece si arriva a 106.000. Il volume non ha lo scopo di essere un manuale sulla salute del cane e del gatto, spiega, ma una lettura che possa evidenziare in concreto le dinamiche del lavoro, sfatandone l’idealizzazione, e nello specifico l’attività clinica/ospedaliera rivolta a cani e gatti. Quella che la dottoressa conosce meglio. Nel volume sono riportati episodi specifici vissuti durante il turno di lavoro e al termine delle situazioni narrate vi è una parte dedicata alla divulgazione in cui viene preso in esame il problema di salute riscontrato nell’animale: parvovirosi, parto, tetano, avvelenamento, epilessia, problemi comportamentali e varie altre patologie. Nella riflessione finale la dottoressa Chiapatti parla delle sue scelte, della carenza di personale (sembra che molti veterinari vadano a lavorare nel Regno Unito per avere un contratto regolare e orari equilibrati), la difficoltà di tenere aperte le cliniche. Manca una formazione imprenditoriale. Anche alla luce di queste considerazioni nel 2021 ha dato vita alla prima scuola online di studi veterinari per proprietari di animali domestici, la Amica Veterinaria School.