
Ci sono giorni in cui non vorresti proprio andare a scuola e per Arianna è proprio uno di questi. Mette il termometro, un vecchio termometro a mercurio, sotto la lampadina con l’intento di scaldarlo, in modo da poter dichiarare di avere la febbre. Ma l’oggetto si rompe in mille pezzi. A scuola, dunque, oggi si va. E a scuola c’è una novità: l’arrivo di una compagna nuova, Michela. Michela, “sottile e leggera, piedi piccoli e capelli corti e neri”, non ci vede. I suoi occhi “trasparenti svolazzano come farfalline cavolaie su un prato”. Michela è saggia e gentile, sorride a tutti e a nessuno. Arianna, la sera a casa, ripensa alla compagna nuova e sa che Michela diventerà sua amica. Nei giorni che seguono impara la sua storia: Michela alla nascita ci vedeva, ma un dosaggio sbagliato dell’ossigeno nell’incubatrice l’ha resa cieca per sempre. Ora, anche se ha già sedici anni, frequenta ancora la scuola media. E’ una fortuna averla conosciuta. Alla gita scolastica Michela dorme in basso, nello stesso letto a castello di Arianna, che accetta di occuparsi di lei, guidandola nella camerata e aiutandola a fare la doccia. L’anno scolastico è lungo e ci sono tante esperienze da fare, tante emozioni e sentimenti da conoscere e governare, tante cose da imparare, come il Braille per Arianna e “la scrittura nostra” per Michela...
Torna in una nuova veste e con un nuovo editore Amiche d’ombra, uscito in prima edizione nel 2000 per la casa editrice Fatatrac. Storia dell’amicizia tra due ragazzine, il romanzo è anche cronaca di un anno scolastico variegato e importante nel processo di crescita della protagonista che si guarda attorno, a scuola e in famiglia, con sguardo sempre più partecipe e cosciente. Arianna, infatti, diviene consapevole non solo del mondo senza vista di Michela, ma anche del mondo che è comune a entrambe, la scuola media, con la sua quotidianità prorompente e bizzarra, fatta di minuscoli eventi e di grandi, a volte contrastanti, sentimenti. Sperimenta, grazie all’amicizia speciale per Michela, la gentilezza e la generosità, come quando incide con il ferro da calza le immagini de Il giornalino di Giamburrasca affinché l’amica, che possiede la copia in Braille del libro, possa vedere le buffe immagini di Vamba toccando la carta con i polpastrelli e possa gioirne insieme a lei. Poter sperimentare la realtà in modi diversi ed essere felici insieme è la costante di questa storia che rende vera e concreta la possibilità, per entrambe le protagoniste, di partecipare e di condividere “una cosa bella, unica” come quando, tutti insieme nello stesso coro, si canta a più voci.