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Amore

Vibeke e Jon sono madre e figlio. Si sono appena trasferiti in un minuscolo paesino nell’estremo nord della Norvegia. Un posto freddo e vuoto, dove la vita stessa, che allunga i suoi artigli sul mondo, fatica ad arrivare. Uno spesso manto di neve ricopre ogni cosa. Le strade, le auto, le case. È notte. La notte che precede il nono compleanno di Jon. Sveglio e curioso, posa i suoi occhi – che strizza sempre a causa di un tic che lo ossessiona – su tutto ciò che lo circonda. Il bambino, convinto che la madre voglia avere la casa libera per preparagli una torta per il giorno dopo, esce di casa per vendere i biglietti della lotteria. Nelle ore che seguono incontra alcuni suoi nuovi concittadini. Un anziano signore dai modi gentili, affettati. Una ragazzina della sua età e i suoi genitori, immersi in una tranquillità fragile. Una donna, sbrigativa e inquisitoria, con cui fa un lungo giro in auto. Anche Vibeke intanto, dopo un bagno ristoratore, esce di casa. Passa dalla biblioteca comunale, ma la trova chiusa. Così decide di fermarsi al luna park appena arrivato in città, un luogo inconsueto per un piccolo centro urbano come quello. Lì conosce un uomo. Misterioso, affascinante, travagliato. E con lui Vibeke intraprende un sottile gioco mentale che si protrae per tutta la notte, mentre insieme incontrano altre vecchie e nuove conoscenze…

Amore è un capolavoro. Denso, duro, tagliente, ma allo stesso tempo tenero e profondo. È un romanzo sul sentimento più potente che ci sia, l’amore, e su come la mancanza di esso ci cambi in maniera radicale e silenziosa. Votato nel 2006 come il sesto miglior romanzo norvegese degli ultimi venticinque anni, Amore è stato candidato al National Book Awards e la sua autrice tradotta in quindici lingue. È un romanzo breve, un racconto lungo. La descrizione di un’unica notte che si stende come l’arco di un’esistenza intera. Una notte pervasa da un senso di pericolo imminente, di catastrofe inevitabile. Una notte tinteggiata di colori scuri che contrastano con la neve che fodera ogni cosa. Una notte di silenzi urlati in ambienti di pace apparente. Nel continuo avvicendarsi delle voci di Vibeke e Jon, seguiamo madre e figlio per le loro peregrinazioni attraverso la cittadina nordica. Li seguiamo nella loro ricerca inconsapevole di amore. Quell’amore parlato e mai dato. Continuamente nominato e mai concretamente manifestato. Hanne Ørstavik entra in punta di piedi in stanze che dentro di noi non credevamo nemmeno di avere. In quelle stanze, con una reverenza contagiosa, accende la luce. E di quelle stanze ci indica ogni dettaglio e rugosità. Con una scrittura intima ma pungente, secca ma mai arida, ci apre le porte del suo mondo. Un mondo che è insieme assolutamente soggettivo e incredibilmente universale. Che è dell’autrice, ma che è di ognuno di noi. La Ørstavik è bravissima a tratteggiare una solitudine spietata. Un senso di abbandono come condizione che, in modo quasi paradossale, ci accomuna tutti. L’isolamento, emarginazione emotiva, emarginazione fisica, si avverte ovunque. E, come una lente d’ingrandimento, l’occhio dell’autrice ce lo mostra partendo da un panorama ampio, per arrivare a uno scorcio minuscolo. Dalla descrizione dell’agglomerato di anime in cui vivono i protagonisti, al silenzio da cui è costituita buona parte dei dialoghi del romanzo. Amore è un libro unico. Una perla rara. Un romanzo assolutamente da leggere.

LEGGI L’INTERVISTA A HANNE ØRSTAVIK