
“Anastasia Krupnik aveva dieci anni, i capelli dello stesso colore della zucca e quattrodici lentiggini sul naso (più altre sette in posti che preferiva la gente non sapesse). Portava un paio di grandi occhiali tondi come gli occhi di un gufo, che si era scelta personalmente”. Anastasia vive con un papà poeta e una mamma artista, ha una nonna vecchissima che non ricorda mai il suo nome, una maestra che non sopporta e, a volte, è innamorata di Washburn Cummings. Ha un pesce rosso di nome Fred che tiene in una boccia in camera sua e un quadernetto verde da cui non si separa mai e dove scrive tutto ciò che ritiene importante. Non le piace per niente il fegato e il suo nome perché non termina per y come quello delle sue amiche Jenny, Becky, Tracy, Cindy, Susy e Lucy, per cui non potrà mai fare parte dell’y Club che insieme hanno fondato. Ma Anastasia ha problemi ben più grandi da affrontare: la verruca rosa che le è spuntata all’improvviso sul pollice sinistro, trovare un nome bruttissimo per il fratellino che è in arrivo, riuscire a scoprire dove si nasconde il suo occhio interiore per leggere i ricordi e aggiornare costantemente le sue liste: Le cose che amo! Le cose che odio!
Prima di diventare una scrittrice per ragazzi Lois Lowry è stata una fotografa e una giornalista freelance. Nella sua carriera da autrice ha vinto per due volte la prestigiosa John Newbery Meda, in Italia è conosciuta soprattutto per la saga di The Giver. Il personaggio di Anastasia nasce alla fine degli anni Settanta, quando la tecnologia non aveva ancora preso il sopravvento, gli adolescenti si chiamavano sui telefoni fissi e i modelli di riferimento non si ammiravano sui social network ma nei poster attaccati in camera. Anastasia è una comune ragazzina di dieci anni, che conduce una normale vita come tanti suoi coetanei tra litigi con le amiche, innamoramenti, gelosie e scaramucce in famiglia. La bellezza di questa serie sta proprio nella normalità che vive la protagonista, nessuna avventura strabiliante, nessun superpotere o mistero da risolvere, ma pagine dense di emozioni, sensazioni, feste di compleanno, maestre più o meno amate e rapporti familiari che la rendono un’eroina senza tempo e in cui tante preadolescenti potrebbero ritrovarsi. Una narrazione scorrevole, ironica e raccontata in terza persona, senza illustrazioni ma facilmente immaginabile, tanto sono ben descritte le vicende. Una storia che si presta anche per una lettura a voce alta, per stupirsi e sorridere della quotidianità in compagnia (impossibile non ridere quando Anastasia decide di voler diventare cattolica solo per poter cambiare il suo nome!).