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Anatomia della ragazza zoo

Anatomia della ragazza zoo
Una borgata qualsiasi negli anni settanta, palazzi costruiti a ridosso dei campi in cui i pastori ancora pascolavano le pecore. Scheletri di condomini abbandonati prima ancora di essere finiti. Questo vede dal suo balcone Alea, la bambina che, insieme alla sorella di poco più piccola, medita di uccidere il padre e la madre. Soprattutto il padre. L’uomo di casa, quello che a casa porta i soldi col suo lavoro di professore, quello che incarna la meschina autorità domestica fatta di gesti stizziti nel contestare i piatti preparati dalla moglie e nel costringere i figli a stupide regole ottuse. La madre veglia su tutti, ma spalleggia il padre nella sua “ansia piccolo-borghese” e rinuncia alla propria indipendenza per diventare succube del marito. Alea osserva e registra le dinamiche asfittiche e malate della sua famiglia, si impegna in una sorta di autopsia delle relazioni familiari attraverso la scrittura di un diario che però viene ben presto intercettato dai genitori. Non le rimane allora che l’impenetrabilità della poesia, per sua natura misteriosa ed eversiva. Ha inizio così un percorso duro e spietato che condurrà Alea a formulare una critica radicale verso l’educazione ricevuta e verso la famiglia borghese tradizionale. La ragazza – una volta adulta – sceglierà di sparire, di isolarsi dal mondo. In questo modo Alea contesta non solo la propria famiglia ma un intero sistema sociale che crea “animaletti da zoo” piuttosto che esseri umani compiuti e realmente consapevoli…
Con una scrittura potente, in cui la crudezza della visione viene nobilitata da una lingua che attinge spesso alla poesia, assistiamo al racconto di una memoria personale che diventa però anche allegoria di un preciso periodo storico, il nostro. Alea è il dado della decisione irrinunciabile che viene lanciato per abbattere una sovrastruttura sociale, prima ancora che affettiva. Alea impegna tutta se stessa in una vera e propria trasformazione, e sarà proprio seguendo il racconto di questa metamorfosi che il lettore vedrà dipanarsi sotto i suoi occhi anche la trasformazione di un intero Paese. Anatomia della ragazza zoo è un progetto di decostruzione in cui a implodere sono quegli schemi vecchi di millenni che, come un retaggio arcaico, si innestano in tutte le famiglie, perché – seppure con livelli di drammaticità differenti – ogni famiglia si trova a dover combattere e mediare relazioni di potere e conflitto. Così, questo che potrebbe sembrare un romanzo cinico ed eversivo nei confronti della famiglia, finisce per essere la dissezione di un organismo malato nelle cui viscere è forse possibile rintracciare qualcosa di buono. Ha detto Tenera Valse: “Famiglia dovrebbe essere un arto della società/corpo e invece in Italia è la trincea privilegiata contro uno Stato che odiamo. Famiglia significa casta, mafia, e mette in scena, in Italia, qualcosa di profondamente malsano e violento. Dovrebbe essere il luogo più intenso della trasmissione dei valori e invece è lo zoo/laboratorio dove si trasformano i bambini in consumatori e schiavi di bisogni indotti e ricettacolo di malattie depressive e schizofreniche”. Autrice al suo secondo romanzo, Tenera Valse ha fatto parlare molto di sé per aver abbandonato il suo lavoro di insegnante di Lettere ed essere diventata una prostituta, o sex worker, come preferisce definirsi lei. Che sia realtà o trovata editoriale è per noi irrilevante: crediamo ciecamente al talento narrativo di questa scrittrice.