
La parte luminosa dell’energia femminile è collegata alla capacità di creare legami grazie all’empatia. Il volto oscuro della Dea è invece l’aspetto della personalità femminile che appare inquietante, un movimento interiore che si oppone all’empatia e che rappresenta il contrario del volto a cui la donna ama fare riferimento. Per comprendere questa contraddizione bisognerebbe andare oltre la concezione degli opposti maschile-femminile. Le due energie contengono al loro interno gli opposti, pertanto nella donna è presente sia ciò che viene considerato come senso di appartenenza sia la sua negazione. I movimenti della personalità legati all’ombra sono stati attribuiti alla parte terrena ancora in evoluzione ma questa visione non tiene conto che anche i movimenti energetici negativi non sono solamente irrazionali anche se la personalità, non riconoscendoli, non li autorizza. Ciò che il femminile non riesce ad accettare è che si tratta di un passaggio necessario per costruire con più forza. Permettere il contatto con la parte oscura è un problema in quanto la donna avverte come destabilizzante la sua potenza energetica e per questo preferisce prendere le distanze da ogni forma di oscurità anche se dovrebbe cominciare ad amare il suo volto oscuro come parte di sé per poter vivere il senso di appartenenza di quella parte proiettata all’esterno. Le ferite riconosciute dall’energia maschile sono invece legate agli eventi che mostrano l’imperfezione del mondo pertanto ogni uomo sente la necessità di cambiarlo, di pulire la realtà, di sistemarla. Una spinta che può essere estesa alla politica, all’economia e così via. La vita però gli mostra le difficoltà portandolo a mettere in dubbio sé stesso in quanto non più sicuro di poter separare il bene dal male. La donna, quindi, crede che il cuore sia la fonte dell’abbraccio e del perdono, movimenti definiti che a volte creano una corazza per proteggersi. L’uomo attribuisce al cuore, invece, il senso della giustizia...
Una lettura impegnativa che prova a far riflettere sul senso della vita, dell’amore, della morte e sul mistero dell’incarnazione. Il dualismo anima – corpo, da sempre oggetto di riflessioni filosofiche e religiose, viene proposto in questo saggio facendo riferimento alle teorie di Aristotele che consideravano l’anima la forma degli esseri viventi, a Platone che la definì psiche nella sua teoria della ricerca dell’anima nel dualismo corpo – mente. Le autrici sostengono che sia necessario non aver paura del piano emotivo istintuale, diverso per uomini e donne e permettere al nuovo di mostrarsi, di concretizzarsi. L’energia oscura in opposizione a quella luminosa è quindi da considerare un movimento salvifico. “Sono i rapporti d’amore che ci costringono ad andare oltre noi stessi per riappropriarci di una parte più ampia di noi”. L’amore è come una danza, dai momenti di estasi a quelli mancanti di desiderio: sia l’uomo che la donna hanno la capacità di riconoscere la vibrazione dell’amore, quella reale, e non illusoria. Anime incarnate in corpi sessuati è un saggio che racchiude un significato sulla ricerca del senso della vita e dell’anima, analizzato e rielaborato dalle due autrici attraverso i percorsi creativi e protettivi descritti. Il dualismo fra materia e spirito e tra anima e corpo è senza dubbio uno degli elementi più interessanti del dialogo interiore che ogni individuo compie ma anche un tema centrale della riflessione religiosa, sociale, psicologica e persino politica della nostra società. L’interpretazione di questa considerazione secondo la quale è impossibile ridurre tutto alla pura materia, ammettendo pertanto che vi possa essere qualcosa di più, che non si possa ridurre al mero livello razionale è al centro dell’analisi che compiono le due autrici e che spinge il lettore a interrogarsi su ciò che è al di là del tangibile.