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Annabella Abbondante – La verità non è una chimera

Annabella Abbondante – La verità non è una chimera

L’avvocato Malfatti parla da oltre un’ora, ma pare non avere alcuna intenzione di concludere il suo intervento. E il colpo di sonno sorprende il giudice Annabella Abbondante a tradimento. Il mento le scivola dalla mano e la riscuote dal torpore cui la voce di Malfatti l’ha condotta. Per fortuna in aula nessuno pare essersi reso conto della cosa e Annabella attende con pazienza che l’avvocato concluda il suo discorso. Poi, concede la parola all’avvocato della parte avversa che se la sbriga in pochi minuti e, finalmente, l’udienza termina nel sollievo generale. L’aula si svuota a poco a poco e il giudice, come al solito, apre la finestra per lasciare entrare un po’ d’aria fresca. È l’ora di pranzo, ma tutti, al tribunale di Pianveggio, sanno che il giudice Annabella Abbondante è perennemente a dieta anche se, a dirla tutta, non perde un etto. Nessuno osa nominare il pranzo nella sua aula di udienza, perché si tratta di un nervo scoperto per Annabella. Quando riesce finalmente a guadagnare almeno il pavimento del suo studio privato, al primo piano del tribunale - un rocambolesco capitombolo le ha fatto cadere tutti i fogli del voluminoso fascicolo, relativo al processo appena concluso, che teneva in mano - il telefono la disturba. Afferra la cornetta e riconosce immediatamente la voce di sua sorella Maria Fortuna. Non è proprio il momento, pensa Annabella che liquida la sorella, impegnata da tempo a trovare un uomo per il giudice, un attimo prima di ricevere Paolo, il suo cancelliere. L’uomo le comunica che due persone la stanno cercando: si tratta dell’avvocato Matilde Santangelo - sorella di Francesco Santangelo, soprannominato da Annabella “Faccia d’angelo” per la sua innegabile bellezza - accompagnata dall’avvocato Artusi. Pare che Francesco sia scomparso, da oltre ventiquattr’ore dalla casa di cura in cui si trovava ospite. Le infermiere, quando gli hanno portato le medicine del pomeriggio, hanno trovato la camera vuota...

Carattere pungente, capacità di pazientare spesso ridotta al minimo, una fissa per la dieta - il suo pranzo, termine che è meglio tacere quando ci si trova di fronte a lei, consiste in tristi verdure bollite, salvo poi concludersi immancabilmente con un caffè e un cannolo nel bar accanto al Tribunale - e per i tentativi (sempre fallimentari, perché lei è totalmente priva anche solo della “p” iniziale che compone l’espressione “pollice verde”) di far vivere ogni pianta di cui entra in possesso, così da sfatare il mito che la vuole omicida di piante. Questa è Annabella Abbondante, singolare giudice uscito dalla fantasia e dalla penna di Barbara Perna - nata a Napoli e giudice civile dal 1999; ha lavorato presso i tribunali di Lagonegro, Santa Maria Capua Vetere e Montepulciano; attualmente è in servizio presso la sezione fallimentare del Tribunale di Roma - al suo esordio letterario con una protagonista impulsiva e generosa allo stesso tempo, una donna abbondante non solo fisicamente ma anche come indole: ama la vita ed è refrattaria ai “no” che essa le impone; è un’amabile rompiscatole, rigorosa per alcuni aspetti ma assolutamente trasgressiva per altri. Un bel personaggio, insomma, chiamato a destreggiarsi quotidianamente con la variopinta umanità che circonda la sua esistenza e a rispondere con disciplina e rigore alle vicissitudini di ogni giorno. Non mancano personaggi secondari anch’essi degni di nota: la sorella Fortuna - che nonostante parecchi tentativi falliti non si arrende e vuole assolutamente trovare un compagno ad Annabella - insieme all’amico commissario Nicola Carnelutti e al fido cancelliere Paolo, solo per citarne alcuni. Un giallo intrigante, in cui si sorride spesso mentre si cerca una verità che per il giudice Abbondante è un must dal quale è impensabile prescindere. Una scrittura sagace capace di coinvolgere il lettore. Qualche ripetizione di troppo e l’utilizzo qua e là di luoghi comuni evitabili rappresentano il pegno da pagare per un esordio, che tuttavia promette bene, perché intrattiene e diverte con ironia.