Salta al contenuto principale

Aracoeli

aracoeli

Milano, 1975. Manuele è un anonimo impiegato di una modesta casa editrice che decide di partire alla volta dell’Andalusia, meta El Almendral, alla ricerca delle radici di Aracoeli Muñoz Muñoz, la sua defunta madre. Durante i preparativi per il viaggio e l’attuazione dello stesso, la mente di Manuele torna agli anni Trenta, alla sua infanzia romana. I primi anni trascorsi nel quartiere povero e periferico di Montesacro (“Totetaco” per il piccolo), dove ha vissuto da solo con Aracoeli. La donna, infatti, un’umile popolana, per quattro anni è stata tenuta nascosta al pubblico dal futuro marito Eugenio - militare in carriera, devoto al re, di famiglia altoborghese -, in attesa dell’ufficializzazione del loro matrimonio. Eugenio aveva infatti conosciuto Aracoeli a El Almendral in occasione di una spedizione militare e, innamoratosene, l’aveva messa incinta e fatta arrivare in Italia, a Roma, dove tuttavia l’unione era stata particolarmente malvista, sia dalla famiglia di Eugenio sia dagli ambienti da lui frequentati. Per questo motivo, prima di ricongiungersi col nucleo famigliare ai “Quartieri Alti”, Aracoeli e il bambino avevano dovuto attendere quattro anni a Montesacro, che per Manuele corrispondono ai ricordi più felici della sua vita, quelli in cui ha vissuto in totale comunione con Aracoeli, come fossero un unico essere, sviluppando un lessico tutto loro…

Ambientato tra Roma, Milano e l’Andalusia tra gli anni ’30 e gli anni ’70, Aracoeli (1982) è l’ultimo romanzo di Elsa Morante, morta nel 1985 a seguito di un infarto. I personaggi principali sono appunto la madre Aracoeli, il figlio Manuele e, per difetto di presenza, il padre Eugenio. Questo triangolo famigliare “monco” ricorre inoltre negli altri suoi tre, sublimi romanzi: Elisa – Anna – Eugenio in Menzogna e sortilegio (1948, Premio Viareggio); Arturo – Nunziata – Wilhelm ne L’Isola di Arturo (1957, Premio Strega); Useppe – Ida – Gunther ne La Storia (1974). In comune con questi altri Aracoeli presenta diverse tematiche che lo rendono coerente con quanto scritto precedentemente dall’autrice romana. Al suo interno ricorrono infatti elementi quali il viaggio, l’infanzia come luogo pacifico se non felice, il vagabondaggio familiare, l’assenza di radici paterne, l’altrove come spazio in cui ritrovare una pace interiore venuta a mancare. A differenza delle altre produzioni della Morante, ben piantate nel loro contesto storico, Aracoeli presenta in più un aspetto visionario, mistico, quasi magico, che contamina e sbiadisce il suo viaggio in Andalusia, e rende surreali alcuni ricordi di Manuele (il suo incontro con i partigiani, ad esempio). Di questi, la quasi totalità è legata alla vera protagonista del libro, Aracoeli. Spagnola dell’Andalusia, è una donna indescrivibile e inafferrabile, che racchiude in sé molti punti in comune con l’Anna di Menzogna e sortilegio (l’alternarsi di picchi acuti di tristezza ed entusiasmo, l’incapacità di sopportare gli eventi avversi), prendendo al contempo una deriva tutta sua. Nonostante un carattere aperto e affascinante, un lessico e dei modi di fare che sono suoi propri, una determinata maniera di rivolgersi alle persone, di Aracoeli rimane comunque una parte non conoscibile, non detta. Questa, la Morante (sulla cui scrittura non è che ci sia molto da dire più di quello che già è stato detto) la lascia all’interpretazione del lettore: a cos’è dovuta la crisi di Aracoeli dopo quanto succede ad Encarnación? Ogni epoca, ogni individuo ha la sua risposta, che può comprendere la sfera dell’intimo – una malattia psichica – e del globale – il riflesso di una crisi di valori et similia. Certo è che sono pochi i romanzi che con le loro pagine sono in grado di raccogliere lo zeitgeist di più generazioni.