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Arcimboldo

Arcimboldo

Le opere artistiche di Arcimboldo costituiscono un vero e proprio regno di metafore che si pongono allo sguardo dell’osservatore obbligandolo ad un arduo cimento interpretativo. Ovvero al confronto altrettanto impegnativo a cui viene chiamato il lettore di testi poetici. Metafore complesse benché dirette verso un senso unico che le rende quasi analogiche. Ogni quadro e disegno giunto fino a noi dal lontano Cinquecento costituiscono rompicapo disseminato di simboli da decifrare, da un insieme di molti elementi tenuti assieme da un elevato livello di abilità combinatoria, tale da suscitare oltre a un vivido interesse alla comprensione, anche un piacevole suggestione visiva. Roland Barthes dedica le sue arti “divinatorie” di critico letterario e semiologo a districare con minuziosa pazienza la matassa aggrovigliata costituita da componenti giocose e fiabesche, da metafore ardite e figure retoriche, fino a consegnarci le chiavi interpretative di ritratti complessi e insieme della figura stessa di un artista che denota anche una suggestiva capacità di sorprendere con guizzi di senso, capovolgimenti di immagini, ritratti caratterizzati da dettagli bizzarri e dal gusto per l’orrido, rovesciati o posti in movimento, alle volte spiazzanti, come quando sostituisce i denti del personaggio Acqua con quelli di uno squalo. Che è come dire che tutto ha sempre, a prescindere da come possa apparire o da quale parte lo si voglia leggere, anche se questo senso non è mai lo stesso...

I lettori che si sono lasciati guidare da Roland Barthes – nato a Cherbourg nel 1915 e deceduto a Parigi nel 1980 – lungo l’esplorazione della letteratura attraverso le analisi argute, illuminanti ed innovative dei suoi saggi di critica letteraria e di semiologia, ritroveranno con piacere la sua competenza e la sua prosa armoniosa anche nel presente testo dedicato a Giuseppe Arcimboldo, pittore manierista vissuto nel XVI secolo. Vi troveranno nuove abbaglianti dimensioni della sua erudizione, della sua encomiabile capacità di destreggiarsi in ogni andito del vasto campo della cultura e testimonianza di una mente in costante fuga dalle scorciatoie dell’ovvio e in perenne ricerca sulle tracce dei segni lasciati tanto sulla carta quanto, come in questo caso, sulla tela, in grado di gettare luce sul nostro percorso conoscitivo come una torcia. La tecnica pittorica di Arcimboldo rivela agli occhi di Barthes una rassomiglianza non di poco conto con la struttura del linguaggio, poiché i quadri dell’artista appaiono concepiti come se fossero dei veri e propri discorsi, nei quali il linguaggio è composto da sequenze di figure in continuo movimento e in un’alternanza di significati e di simboli, di allegorie e di figure retoriche. Una tecnica in grado di conquistare l’interesse del semiologo e del lettore. Impreziosiscono il testo, estrapolato da L’ovvio e l’ottuso. Saggi critici III uscito da Einaudi nel 1985, la riproduzione in bianco e nero di alcune tra le opere più significative del pittore e la nota sulla vita e le opere di Arcimboldo di Corinna Ferrari in coda al libro.