
Mehri partorisce a casa della sua amica Fariba, di nascosto da suo marito Amir. Lui l’ucciderebbe sicuramente quella bambina appena nata, con occhi azzurri come il diavolo e i capelli rossi come i suoi. Dopo qualche giorno, la mamma non le ha ancora dato un nome e non l’ha mai presa in braccio. Fariba e suo marito, il fornaio Karimi, stanno parlando a cena, improvvisamente Mehri prende la bambina ed esce di casa. Cammina, un velo di neve ha coperto Teheran, fa freddo, ma lei non sente la stanchezza, va avanti fino a viale Pahlavi. Quel viale divide la città in due mondi diversi: i ricchi e gli altri. Stremata dalla fatica cammina ancora, ammira la città, che negli anni è cambiata: palazzi, negozi lussuosi, macchine straniere parcheggiate. Va ancora avanti e pensa alla sua vita difficile. Non avrebbe voluto diventare madre così presto. In una via laterale vede un gelso, si avvicina e, in un vicolo pieno di immondizia, Mehri posa la bambina per terra, poi, girandosi, se ne va. È proprio lì vicino che passa Behruz Baktiar, autista dell’esercito, prima di tornare a casa in licenza da sua moglie Zahra che lo aspetta. Il suo è un matrimonio poco convenzionale, lei trentasei anni con un figlio mai sposata e lui giovane e poco avvezzo alle donne. Quel quartiere piace a Behruz e addentrandosi nei vicoli sente un lamento, come quello di un gatto. Si avvicina e vede un branco di cani randagi attorno ad un fagotto. Li allontana e si rende conto che a lamentarsi è una neonata. Si china, la prende in braccio e in quell’attimo decide che sarà il suo Bobo, il suo papà, non importa quello che dirà sua moglie. “Ti chiamerò Aria, come tutti i dolori del mondo e tutti gli amori del mondo. Sarà come se tu non fossi mai stata abbandonata. E quando aprirai la bocca per parlare, tutto il mondo ti conoscerà”. Behruz ama la musica classica, la poesia e le canzoni...
Aria è il romanzo d’esordio della scrittrice iraniana trapiantata in Canada Nazanine Hozar e narra la storia di una bambina abbandonata alla nascita e cresciuta da ben due madri adottive in momenti diversi. Il romanzo è diviso in quattro parti, ognuna prende il nome di una donna: Zahra la prima madre adottiva; Fereshteh, che si prenderà cura di Aria dall’adolescenza; Mehri, la madre biologica, e infine Aria. Aria vive nel pieno della rivoluzione khomeinista e la sua storia personale, si intreccia strettamente con quella dell’Iran dagli anni Cinquanta agli anni Settanta. Il romanzo introduce e si addentra nel cambiamento che la società sta vivendo in quegli anni, arricchendo di contenuti la storia. Sparite le foto dello scià dai negozi, iniziano ad apparire quelle di un vecchio mullah, si tratta di Khomeini. Seppur esiliato a Parigi, riesce a diffondere i suoi messaggi, che sostengono la rivoluzione culturale, politica e religiosa, preparando il suo ritorno. Non è un romanzo politico, ma l’autrice rende a pieno l’atmosfera del cambiamento. Aria da bambina non vive un’infanzia felice, è vessata e maltrattata da Zahra. Sarà suo padre, ancora una volta, a fornirle una via d’uscita, affidandola alla facoltosa Fereshteh. Una stimata e ricca signora che l’accoglie come una figlia. Lei che è nubile esprimerà tutta la sua maternità, rispettando le inclinazioni di Aria. Tutti i personaggi sono ben caratterizzati e aiutano a capire l’atmosfera che circonda la protagonista. Amici, compagni di università, amore, violenze, questione femminile, spie, repressioni e sospetti sono i temi cardine del romanzo. È una storia incentrata sulla qualità della vita delle persone. Aria ha un carattere forte, affronta tutte le difficoltà con tenacia, ha una fame d’amore che la spinge, una mancanza di fondo, che le deriva inconsciamente dal fatto di essere stata abbandonata. Ha un istinto di sopravvivenza notevole, che nelle difficoltà la rende lucida e vigile. Teheran è importante nel romanzo, con le sue vie, che separano la città e gli abitanti per censo e che fino ad un certo periodo conserva una natura cosmopolita e multireligiosa. Dopo la nascita della Repubblica islamica però l’atmosfera per le strade cambia, come pure la considerazione per le donne, a tutto a vantaggio degli uomini. Tanti gli iraniani che hanno lasciato il paese alla fine degli anni Settanta, come la famiglia dell’autrice. Per le donne giovani il disagio è grande, abituate alla libertà non capiscono questa nuova società misogina, che le costringe a coprirsi annullando la propria volontà. Oggi l’Iran è più aperto e libero, la Repubblica Islamica dell’Iran ha fatto cambiamenti in questo senso, anche nei confronti dei turisti che visitano questa terra ricca di storia e bellezza. La struttura narrativa prepara bene il lettore agli sviluppi della storia con uno stile chiaro e diretto. Si può immaginare che cosa accadrà e si consolidano gli eventi passati, che servono a chiarire e a preparare il futuro. È un romanzo molto ricco di spunti, geografici, politici, religiosi e idealistici. Ci possono essere più piani interpretativi, in base alla curiosità di ogni lettore. È un quadro d’insieme, fatto di tanti nitidi particolari. Importanti nel romanzo sono i nomi e il potere che evocano. Aria non è un nome da femmina e non l’ha avuto da sua madre, come lei non saprà scegliere subito quello per sua figlia. Il romanzo si apre e si chiude col rosso, come un anello: il rosso del sangue del parto di Mehri e il rosso, colore della passione, dell’amore e dell’attesa. “Abbi sangue, abbi cuore. Non scomparire mai” dirà ad Aria Yaghut, la pazza della città, vestita di rosso, che inviterà Aria a chiamare la sua bambina Ghermez, che significa rosso rubino. L’autrice è già alle prese con un nuovo romanzo, ma sarà di tutt’altro argomento.