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Arrampicare - Una storia di rocce, di sfide, d’amore

arrampicare

Quando sua madre se ne va di casa, Mauro ha soltanto sei anni, mentre i suoi fratelli sono ancora più piccoli. Sono poveri e, per non pesare sui nonni, portano a casa un po’ di soldi facendo la stagione in malga, per vitto e alloggio. Arrampicarsi è patrimonio genetico esperienziale, per chi nasce in montagna, un DNA influenzato da quel che succede nell’infanzia: così come un bambino che cresce in una famiglia di musicisti e che a forza di gattonare tra gli strumenti prima o poi suonerà, chi nasce sui monti ha il genoma fatto di rocce e scalate. La prima volta che Mauro si avventura in un’arrampicata da primo è il 25 agosto 1963, ha tredici anni e ha appena finito di mungere. Col fratello Felice si accodano a due giovani alpinisti di passaggio verso l’inaugurazione del nuovo rifugio del CAI Maniago alle pendici del Monte Duranno. Alle cime, Mauro non sa resistere, non per arroganza, ma perché “arrivare in cima è l’unico modo di annodare un filo che deve essere annodato”. Ed è proprio in questa occasione che si rende conto di essere inaspettatamente molto allenato, grazie alla vita di tutti i giorni e nonostante la giovane età e gli scarpetti di pezza cuciti a mano dalle vecchie ertane. Il malgaro per cui lavorano ha concesso loro il permesso di seguire i due alpinisti, purché tornino entro sera. E Mauro e Felice tornano. Ma con la slitta, vittime della prima sbronza della loro vita…

Difficile definire Arrampicare in modo univoco, perché racchiude in sé caratteristiche di generi diversi, con la capacità che Mauro Corona ha di spaziare tra le categorie con una naturalezza quasi inconsapevole. Un libro che è un viaggio, in parte reale con la citazione delle spedizioni, in parte metaforico attraverso aneddoti ed episodi di vita, sentimenti e pensieri dell’autore, dall’infanzia di povertà e abbandono, all’età adulta consapevole e matura, passando per la passione per la montagna e l’amicizia. Sincero, commovente ed emozionante proprio perché vero, con il suo stile diretto, orale, colloquiale, ma anche per la fiducia con cui affida le proprie emozioni ai lettori. L’amore per la montagna e per la sua terra, per la sua storia e le tradizioni, così come lo stretto rapporto con la natura traspaiono nella tenerezza con cui esprime ogni passaggio. Ma sono importanti anche cultura e saggezza popolare tramandate, e l’artigianato che oggi vanno perdendosi perché considerati erroneamente obsoleti e superati, invece sono un patrimonio da conservare. Dolce, malinconico, appassionato, presenta lo spaccato di un mondo lontano – ma non troppo –, con lo sforzo di non cadere nella “trappola della nostalgia”, accettando piuttosto i cambiamenti e la vita qui e ora. Alcuni riferimenti ad altre sue opere e molte citazioni colte, un’appendice di suggerimenti e appunti, consigli di libri e film sulla montagna arricchiscono un’antologia semplice ma efficace, una lettura che si rivela piacevole e scorrevole, ricca di riflessioni interessanti e istruttive e verità su cui riflettere.