
Massimo è paralizzato dalla paura. Il mondo sta andando a rotoli e il mal di testa che lo attanaglia potrebbe essere sintomo di qualcosa di peggio. Potrebbero essere gli ultimi momenti della sua vita. Tanatofobia, la chiamano. Ad interrompere la sua apatia, due giovani rom che gli chiedono spiccioli per una telefonata. Massimo deve fare uno sforzo per andare oltre i pregiudizi e la paura di essere imbrogliato. Per Romana e Nadia è ora di tornare al campo ma non sanno come fare. Non resta loro che chiamare qualcuno che possa venire a prenderle. Ma lo sguardo di quell’uomo non mente: non si fida di loro e non le aiuterà. Tornano la frustrazione e la rabbia di sentire addosso quello sguardo. “Sporchi zingari” è ciò che Romana sente ogni giorno alle sue spalle. Ma lei è diversa e lo dimostra portando il resto all’uomo che le ha dato i soldi per la telefonata. Jamal gestisce un internet point e nessuno è mai riuscito a strappargli dal viso e dal cuore il sorriso e il buon umore. Al contrario di sua moglie Shaila che odia l’Italia e quello sguardo di disprezzo dei suoi vicini di casa. E poi c’è Piotr il profeta barbone, Tarek il fruttivendolo solidale, Consuelo la domestica rassegnata, Aminah la prostituta alla ricerca della felicità, Adrian che cerca l’amore, Qiang e la sua nostalgia per l’insegnamento, Romolo il tossico. Ciascuno prende quello che può da ogni giornata che vive perché non è sempre facile arrivare a domani…
Storie che si intrecciano, personaggi che si rimpallano. Storie di diversità e di normalità. Di fatica di vivere e di voglia di riscatto. Storie di solidarietà, di generosità, di ottimismo ma anche storie di ferite e sofferenze, di paura e rabbia. Con una prosa asciutta e scorrevole, un linguaggio quotidiano e tagliente che esprime efficacemente pensieri e sentimenti, Arrivare a domani racconta l’Italia ma anche l’umanità. Senza distinzioni di lingua, colore della pelle, cultura. Perché l’anima non ha nazionalità. E la fatica di vivere abita ovunque. Arrivare a domani è per tutti un’impresa, più o meno impegnativa. E quando non ci si può permettere di sognare, la prospettiva temporale si riduce drasticamente. Marco Di Carlo, romano “appassionato di musica e parole”, dà voce alla periferia, agli ultimi in un romanzo corale che mette insieme quadri crudi e realistici ma anche profondamente umani. Nessun happy ending, nessuno sconto. Storie semplici di ordinaria quotidianità. Edizioni fogliodivia, infatti, nasce dalla strada, dagli incontri con poveri e senza fissa dimora di Foggia, dalle loro storie. Le storie che scelgono di raccontare perché “la strada, la polvere, la piazza, le panchine non le abbiamo mai lasciate”.