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Atto di morte

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Dopo soli tre mesi, lui e Doug stanno per lasciarsi. Ed è la morte a separarli: per Doug quella di un giovane francese che ha perso la vita in un incidente nel circuito automobilistico di Le Mans; per lui quella di un arredatore, divorato da un cancro in ospedale. Doug e David hanno provato a stringersi l’uno contro l’altro, ma la morte si è insinuata tra loro e, gelida, è riuscita a sciogliere il loro abbraccio. Ora la tristezza è diventata padrona di ogni suo movimento, pensa David mentre cerca la casa verso cui deve dirigersi e che pare essere l’ultima, quella che sorge all’estremità della spiaggia. La porta del garage è aperta e dentro staziona una Ford station-wagon, con la vernice rosa un po’ scrostata. David sale una scala in legno e raggiunge un pianerottolo; il campanello è incrostato di salsedine, ma funziona e produce un sottile ronzio. Da dentro arriva un rumore di pentolame, poi quello di passi rapidi che si avvicinano alla porta. Ad aprire è una ragazza che attacca con una serie di rimproveri ma, appena si accorge che ad aver suonato non è stato chi lei pensava fosse, si blocca. David la osserva: ha evidenti rughe ai lati della bocca, che raccontano di uno sfinimento rivelato anche dall’opaco degli occhi. David si presenta e dichiara di essere incaricato a svolgere indagini per conto della Medallion Life Insurance. Sta cercando Peter Oats che, a quanto ne sa, dovrebbe abitare a quell’indirizzo. La donna confessa a David di non avere idea di dove Peter possa essere: non lo vede né sente da un po’; il ragazzo non sa neppure che suo padre John è morto. La morte di John è il motivo reale per cui David si trova in quella casa: le compagnie assicurative in genere diffidano di verdetti come “morti accidentali” e il suo compito è quello di fugare ogni tipo di dubbio. La donna, April, rivive insieme a David la notte precedente al ritrovamento del corpo di John: ha indossato l’impermeabile ed è scesa in spiaggia, a chiamarlo. Purtroppo la sua torcia era piuttosto debole e, forse, la prima volta non ha guardato con la dovuta attenzione. Mai avrebbe pensato di trovarlo lì, annegato…

Secondo volume della serie di dodici romanzi che vedono come protagonista Dave Brandstetter, frutto della penna e della fantasia dell’autore americano Joseph Hansen, morto nel 2004. Ambientata nella California degli anni Settanta del secolo scorso, la storia di Hansen conduce il lettore indietro negli anni, in una realtà in cui si vivono problemi ed emozioni dimenticate, in un tempo in cui le indagini vengono condotte in un clima meno concitato e non supportato da quelle tecnologie che sono divenute parte integrante della letteratura dei giorni nostri. L’investigatore Dave Brandstetter è una figura davvero intrigante, avanti anni luce rispetto al tempo in cui si muove. È stato inviato dalla compagnia assicurativa per cui lavora a cercare di far luce sulla sospetta morte per annegamento di un bibliofilo, proprietario di una libreria specializzata in libri antichi, ritrovato sulla spiaggia di Arena Blanca. Si tratta di una morte che rivela la presenza di parecchi segreti e inattesi risvolti. È necessario appurare se si sia trattato di suicidio o omicidio e, in quest’ultimo caso, occorre smascherare il responsabile. Dave, nel frattempo, ha anche la necessità di superare la crisi che il suo rapporto con Doug sta vivendo: i due hanno iniziato la loro relazione in un momento di profonda fragilità per entrambi e ne stanno pagando le conseguenze. Il tema dell’omosessualità è una vera e propria esigenza narrativa per Hansen, che ha sposato una donna ed è diventato padre di una figlia femmina, ma ha avuto diversi amanti uomini e ha vissuto in prima persona il timore di uscire allo scoperto per rivelare una verità scomoda, per rivendicare il diritto a una scelta che, per quanto faticosa, era comunque quella che desiderava per sé. Ecco allora che il giallo da sbrogliare e il dilemma da sciogliere si affiancano all’esigenza di raccontare il disagio di chi sta cercando il coraggio per vivere appieno le proprie inclinazioni sessuali, ben sapendo che esse possono generare sofferenza e forse vergogna. Hansen è stato l’organizzatore del primo gay pride a Hollywood nel 1970 e si è fatto portavoce di un disagio che, seppur non in maniera così evidente come negli anni in cui i suoi romanzi sono ambientati, avverte come ancora tangibile, pur non avendo ragione d’essere. Un romanzo avvincente, un linguaggio diretto, un’indagine condotta con acume. Un protagonista da seguire e una lettura caldamente consigliata agli amanti del genere e non solo.