
Berlino, fine anni ’20, ultimi vagiti della Repubblica di Weimar. Una situazione sociale apparentemente fiorente e tranquilla, sotto la quale covano tensioni economiche, politiche e ideologiche tra le più potenti della storia moderna, che ben presto porteranno a drammatici sconvolgimenti e poi alla Seconda guerra mondiale. Un mondo sordido e occulto che, dai sotterranei di quella che appare una società/modello, di tanto in tanto emerge non lasciando scampo. Il commissario Gereon Rath, inizialmente di stanza alla Buoncostume di Berlino, piovuto lì da Colonia da cui è stato trasferito in seguito ad un disdicevole fatto di cronaca, riesce – grazie a molto intuito ed a una serie di colpi di fortuna – ad identificare il cadavere, per qualche tempo rimasto sconosciuto, di un uomo lasciato cadere in un dirupo a bordo di un’autovettura. L’uomo è un combattente rivoluzionario della sinistra sovietica e aveva le mani e piedi martoriati da torture, così come il resto del corpo, e l’autopsia accerta che era stato messo in auto già deceduto. Per via di questa intuizione e di una buona raccomandazione, il protagonista viene trasferito, come desiderava da sempre, alla Omicidi. Continuando a indagare sul caso, scopre che il delitto, così come altri che lo seguono a ruota, origina da un progetto: utilizzare la fortuna proveniente da un’antica nobile dinastia russa affinché venga finanziato un “colpo di stato” comunista in Germania. Gli artefici e complici di questo piano, però, si pongono sulle tracce di Rath, costringendolo persino a sua volta all’omicidio, sia pure per legittima difesa e del tutto non voluto: il commissario, avendo fatto sparire il cadavere, deve ora muoversi con ancora più circospezione, ben sapendo di poter essere ricattabile...
Ecco un noir la cui forza, oltre che nello stile, è nell’ambientazione insolita e molto ben trasferita sulle pagine. Anche i personaggi sono caratterizzati in modo in massima parte coinvolgente – nonostante il loro notevole numero –, con citazione doverosa per il padre del commissario, per la sua “nuova fiamma” in Commissariato, la stenografa Charly, e per l’amico/nemico Bruno. Il ritmo e la suspense sono a buoni livelli, cosa che non avverrà sempre con il prosieguo della saga. Tutte le caratteristiche ora citate fanno sì che la storia riesca ad elevarsi, sia pur non di molto, dall’ordinario; nota di merito, infine, va anche al registro di costante ambiguità con cui viene abilmente orchestrata ogni situazione. Il protagonista, con l’avanzare del racconto, sarà costretto infatti spesso a diffidare anche dei colleghi e persino, al contrario, a prospettare momentanee alleanze (modello “do ut des”) con capi di organizzazioni criminali pur di arrivare a concludere con successo le indagini. Da questo libro, e dai due successivi della saga finora pubblicati, è stata realizzata una fortunata serie televisiva intitolata proprio come il romanzo qui recensito. Si tratta di un’opera indubbiamente densa di fatti e di lettura non certo elementare o immediata, così come le successive, ma che nel contempo può ritenersi un “must” per gli amanti del thriller/noir storico.