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Bad man

Bad man

In un supermercato della Florida due fratelli stanno cercando qualcosa da mangiare. Ma Eric, un bambino di soli tre anni, scompare nel bagno della struttura all’improvviso, come se qualcosa di indefinibile e misterioso se lo fosse letteralmente mangiato, mentre tra scaffali di merce e gente occupata a riempire il proprio carrello tutto sembra continuare a scorrere nella normalità. Suo fratello maggiore, Ben, dopo averlo cercato invano e avere allertato famiglia e soccorsi, comprende che non lo rivedrà mai più e che la sua vita non sarà mai più la stessa. E infatti, dalla sparizione del piccolo Eric la sua famiglia subisce un tracollo emotivo e finanziario da cui sembra non potersi più riprendere. Passano gli anni e Ben si mette alla ricerca di una occupazione, ma l’unico posto in città che sembra disposto a concedergli un lavoro è proprio il supermercato che ha risucchiato Eric molti anni prima. Che fare? Ben ha un disperato bisogno di lavorare. E quel posto, alla fine, cosa nasconde di così terribile?

“L’uomo era un po’ più calvo e un po’ più grasso di cinque anni prima, ma si muoveva ancora come se fosse un re del cazzo”. Bad man mette in moto tutte le paure più ancestrali dell’essere umano e presenta ai lettori un thriller ad altissimo grado di adrenalina in cui le angosce e le paure del protagonista finiscono con il creare quella giusta dose di ansia che rende la lettura irresistibile, non si riesce davvero a smettere di voltare pagina. Perché l’autore mette nero su bianco quello che non funziona né mai funzionerà nell’America rurale: le famiglie si sfasciano e la depressione regna sovrana. Partendo da questo stato d’animo è facile fare in modo che anche i ragazzini vengano coinvolti in tracolli economici, silenzi carichi di rancori e solitudine e adolescenze rubate. La suspense di Bad man poggia su qualcosa di inanimato. Non c’è il solito serial killer, né il mostro cacciatore di bambini. Esiste invece un luogo-non luogo dove tutto sembra iniziare, accadere e ritornare. Eccolo il vero protagonista del thriller. Tra scaffali e oggetti inanimati c’è il Male, ma è un pericolo seducente, messo in atto da forze evanescenti e con le quali sono in tanti a convivere. Auerbarch è dotato di una scrittura forte ‒ a tratti persino eccessiva ‒ ma che rispetta i ruoli dei personaggi e si adatta a loro come un guanto. Il lettore capisce che Ben si esprime nell’unico modo in cui può farlo, perché anche se il tempo passa lui è rimasto cristallizzato all’attimo in cui suo fratello è scomparso, e che la sguaiatezza degli abitanti del posto è il loro marchio di fabbrica e se parlassero in un altro modo la loro disperazione non sarebbe affatto autentica.