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Bagliori a San Pietroburgo

Bagliori a San Pietroburgo

Jan Brokken non immaginava certo, ai tempi del suo primo soggiorno a San Pietroburgo nel 1975, che quarant’anni dopo si sarebbe trovato al cospetto della statua di Anna Achmatova, messa all’indice dal regime sovietico dell’epoca. E invece la statua della poetessa svetta in tutta la sua fierezza davanti all’ex prigione di Krestil, dove Anna attendeva la scarcerazione del figlio: “Nel freddo spietato, nell’afa di luglio, sotto la rossa muraglia abbacinata”, come recitano sul piedistallo i suoi versi tratti da Requiem. Una donna che sentiva di appartenere alla città ‒ come Puškin, Gogol’, Dostoevskij ‒ dove passò gran parte della propria vita, pur essendo troppo elegante e raffinata per l’epoca comunista, alla quale, solo in tempi recenti, è stato dedicato un museo nell’appartamento in cui è vissuta all’interno del palazzo Šeremt’ev. Ma è anche la città del poeta Sergej Esenin, che visse una burrascosa relazione con Isadora Duncan e morì suicida giovanissimo e disilluso nell’Hôtel Angleterre, seguito cinque anni dopo dal giovanissimo Majakovskij. Altro hotel storico, riportato in auge e meritevole di una sosta, è l’Hotel Astoria, delizioso il filetto alla Stroganoff ancora nel menu. Una strada mitica lungo la quale aleggia la presenza dei grandi scrittori russi è la Malaja Morskaja dove abitarono Gogol’( la cui casa è ora un ristorante), Turgenev, Dostoevskij, che vi scrisse Le notti bianche, prima di risiedere in altre decine di abitazioni, e anche Čajkovskij, che lì compose La dama di picche. Dalla sua finestra Fëdor poteva ammirare la cattedrale di Sant’Isacco, ma poi finì imprigionato nella Fortezza di Pietro e Paolo, prima di essere condannato ai lavori forzati in Siberia, scansando per un pelo la morte quando era già sul plotone d’esecuzione, un istante prima di essere giustiziato. Di tutto questo, e molto altro ancora, conserva memoria la città di San Pietroburgo, dove in ogni angolo di strada è possibile scorgere tracce dei grandi che vi trascorsero un pezzo di vita. Interessante il Museo Russo con le opere di Malevič, inventore della corrente del Suprematismo, il cui Quadrato Nero sarebbe diventato un’icona dell’arte astratta seppellendo l’arte borghese. Ma i capolavori dell’arte di tutti i tempi possono essere ammirati al Palazzo d’Inverno, sede dell’Ermitage, meraviglioso esempio di arte barocca il cui architetto fu l’italiano Rastrelli, così come altrettanto indimenticabile risulta Peterhof, tenuta estiva affacciata sul Golfo di Finlandia, voluta e progettata da Pietro il Grande...

Jan Brokken, viaggiatore e scrittore noto per la sua abilità di raccontare con stimolanti aneddoti i grandi protagonisti del mondo letterario e musicale, ci porta a spasso per le strade di San Pietroburgo, evocandone l’atmosfera culturale a partire dall’epoca di Pietro Il Grande fino a quella molto meno splendente di Putin, che pure seppe ingraziarsi la città ai tempi del suo mandato di sindaco, convogliando consistenti risorse statali verso monumentali opere di ristrutturazione delle residenze reali piuttosto malmesse. In un viaggio nel tempo, tra finzione letteraria e storia, tornano a rivivere i protagonisti dei grandi romanzi russi come Delitto e castigo, il cui tormentato protagonista passeggiava lungo la Neva elucubrando sull’omicidio dell’usuraia; e ci sembra di volteggiare tra le note di Čajkovskij, i versi dei grandi poeti che hanno raccontano il regime comunista con voci spesso represse, ma non meno assordanti. Strizzando ancora gli occhi, mentre la nebbia del tempo si dirada, intravediamo Puškin declamare al chiarore delle notti bianche, e sciupare la sua vita in un futile duello, e Dostoevskij consumare le suole lungo la prospettiva Nevskij per dimenticare i debiti di di gioco che non gli davano pace, e Gogol’ spiare sornione i passanti dalla sua finestra, e Turgenev baloccarsi della nobile adorazione nell’aristocratico salotto di turno. Una preziosa guida turistico-letteraria vivamente consigliata; da sfogliare tra i vapori di un samovar russo, giocherellando possibilmente con una matrioska, per intraprendere un viaggio a chilometri zero.