
Marzo 2020. La pandemia di COVID-19 ha cambiato le abitudini e la routine di tutti gli italiani, confinati in casa e, per i più fortunati, sui balconi e sui terrazzi dei propri appartamenti. Ogni città vive la stessa esperienza, sia essa Parma, Bologna o Roma. Questa chiusura forzata costringe le persone a riflettere sulla propria vita, a riconsiderare tutto ciò che ha fatto fino a quel momento proprio perché non sono più in grado di farlo allo stesso modo e pertanto cercano di crearne nuove versioni, nei limiti delle libertà e negli spazi ancora concessi. C’è chi dopo aver studiato alla Sorbonne di Parigi è tornata in Italia con tanta ambizione e voglia di fare, ma si ritrova a sperimentare la DAD, didattica a distanza, per le classi di un liceo di Parma, dove, soprattutto nei primi tempi, sembra quasi impossibile trovare un metodo efficace e coinvolgente; i ragazzi, nativi digitali, simulavano difficoltà di connessione, problemi nel sentire l’insegnante e a vederla. Tali problematiche sono ancora più amplificate in quelle che dovrebbero essere le verifiche, ma diventano elaborati copiati pari pari da internet, tutti simili tra loro, tutti senza alcuna sfumatura personale. C’è chi invece ha fatto del balcone la propria palestra, e tiene traccia di tutti i movimenti e gli esercizi che fa, correndo avanti e indietro, cercando la libertà in uno spazio confinato. E infine c’è chi è riuscito a vivere una parvenza di normalità, in case grandi e con ampi giardini, oppure all’opposto c’è chi è costretto a cambiare vita, reinventandosi bibliotecario in un periodo di crisi per le traduzioni editoriali. Fino a qui tutto bene…
La pandemia che ha colpito il mondo intero all’inizio del 2020 è stato un evento catastrofico, che ha lasciato il segno in ognuno di noi. Per la maggior parte delle persone, il mondo si è fermato, tutte le attività non necessarie sono state chiuse, e si è rimasti come sospesi, in casa, a vedere tutte le serie tv che non si erano guardate negli ultimi anni, oppure sul balcone, ad ammirare la tranquillità attorno, la natura e, in alcuni casi anche il silenzio, ad osservare le abitudini dei vicini, di chi, come noi, è rimasto intrappolato in una quotidianità diversa, che non gli è mai appartenuta; oppure a guardare i pochi che passavano per strada, infermieri e medici che andavano o rientravano dal lavoro, in prima linea, per cercare di salvare quante più vite possibili. Ognuno di noi ha attraversato diverse fasi durante i mesi di lockdown, diverse emozioni e pensieri, una difficile convivenza oppure momenti felici in famiglia che hanno reso più leggero il periodo della pandemia. Francesca Dosi riesce a raccontare tutto questo e molto altro, con una prosa scorrevole, coinvolgente, chiara ed evocativa; il lettore riesce ad immaginarsi le varie città che sono descritte, silenziose, calde e svuotate, riesce a vederne gli abitanti sul balcone, riesce a sentirne i canti e la musica. Un romanzo che corrisponde davvero alla vita reale.