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Bàrnabo delle montagne

Bàrnabo delle montagne

Valle delle Grave, borgo di San Nicola. I guardiaboschi hanno il loro rifugio nella casa dei Marden, ai piedi delle montagne, da dove partono cinque sentieri: solo uno riporta in paese, trasformandosi da sentiero in strada, mentre gli altri attraversano i boschi fino ad arrivare alle ghiaie bianche che fasciano le montagne. A due ore di strada a piedi dalla casa dei Marden c’è la polveriera, ciò che resta del vecchio progetto di costruire una strada tra San Nicola e la Vallonga. Ora la polveriera, che contiene ancora le munizioni, è soltanto un edificio da sorvegliare nel caso in cui arrivino i briganti. Per questo ci sono i guardiaboschi, e Bàrnabo è il più giovane del gruppo. A Bàrnabo piace il suo lavoro, gli piace montare la guardia con l’amico Bertòn, chiacchierando nel buio per ore e ore; gli piacciono le crode a precipizio, i rumori della montagna, i canti che il vento intona di notte passando nella valle, persino l’attesa dei banditi. Proprio in occasione di un assalto dei banditi, però, Bàrnabo è preso dalla paura e scappa, anziché aiutare i suoi compagni a proteggere la polveriera. Per questo dovrà lasciare il suo lavoro e l’amata montagna, con la sola compagnia di una cornacchia...

“Adesso Bàrnabo vede le montagne. Non assomigliano veramente a torri, non a castelli né a chiese in rovina, ma solo a sé stesse, così come sono, con le frane bianche, le fessure, le cenge ghiaiose, gli spigoli senza fine a strapiombo piegati fuori nel vuoto”. Quando Bàrnabo decide di ritornare con l’intenzione di riabilitarsi, di rimediare all’antica mancanza di coraggio, ritrova le montagne intatte: è soltanto lui a essere cambiato. Accetta l’incarico di custode della polveriera e si mette in attesa dei briganti. Si può tornare indietro a correggere il passato? Dino Buzzati esordisce nel 1933 con questo romanzo, da molti considerato un archetipo creativo, una specie di opera-contenitore di tutti quei temi che caratterizzeranno la sua futura produzione letteraria. Qualunque cosa rappresenti questi storia in rapporto alle altre, senza dubbio è densa di significati, ha la vastità e la vertigine di certi paesaggi naturali che non a caso affascinavano l’autore, che sempre scavano strade antiche come la pietra in chi si mette in ascolto. Che cosa rimane del passato? Che cosa rimane di noi? Sparare o risparmiare la vita? Questo libro piacerà a chi apprezza le attese, a chi si ricorda le passioni assolute che abbiamo da piccoli. Piacerà a chi sa vedere la magia dietro i luoghi naturali, a chi riesce a ingrandire i sassi con la fantasia e a immaginarsi a salire per quelle vie in salita. Consigliatissimo a chi si è sentito sasso, vento, montagna o fiume almeno una volta.