Salta al contenuto principale

Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo

Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo

Washington DC, novembre 1848. Il presidente in carica è il generale Taylor, un uomo onesto e molto popolare, l’uomo giusto per rassicurare i piantatori e gli abolizionisti, capace quindi di evitare ogni pericolo di rottura dell’Unione. Robert L. Pyle ha settantotto anni e a causa della molta carne mangiata e della immensa quantità di vino bevuto si è ammalato di gotta, ma non rimpiange niente, è consapevole che prima o poi la malattia arriverà a colpire il cuore e pensa che ad ogni modo ne sia valsa la pena. Quando al club afferma che il 1848 è da considerarsi “annus mirabilis” non tanto per l’elezione di Mr. Taylor quanto per la rivoluzione in Europa, Mr. Pyle non viene contraddetto e sebbene sia evidente che nessuno riesca a capire cosa trovi di così interessante nel Vecchio mondo, non gli viene chiesto alcunché. Perciò Mr. Pyle decide di scrivere per spiegare cosa lo colpisce degli eventi che stanno accadendo a Berlino, a Vienna, a Parigi. O meglio scrive per rivelare che dentro il cassetto della scrivania zoppicante della sua soffitta c’è un libriccino rilegato in pelle, il diario giornaliero del suo viaggio in Europa nel 1806, come inviato straordinario degli Stati Uniti per sorvegliare gli intrighi dei francesi fintanto che non si fosse concluso il trattato di San Giacomo. Era il 12 luglio quando Mr. Pyle, dopo sei settimane di navigazione, sbarcò ad Amsterdam…

Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo è il libro con cui Alessandro Berbero nel 1996 ha vinto il Premio Strega, un romanzo che è prima di tutto una ricostruzione storica accurata, densa di particolari, in un linguaggio fluido e attuale che tuttavia si mantiene coerente con lo stile e il ritmo letterario ottocentesco. È il diario puntuale ‒ e a tratti pedante ‒ di un americano che ha l’incarico di osservare e raccogliere informazioni sui movimenti politici e militari nei territori prussiani all’inizio del XIX secolo, fino alla battaglia di Jena nella quale l’esercito prussiano verrà travolto dall’invincibile armata di Napoleone. Pagine in cui si possono riconoscere (e per non perdersi è necessario farlo!) episodi e personaggi studiati a scuola (Goethe, Hoffman, Fichte, Clausewitz), ma che sono prima di tutto resoconti della cultura e dello stile di vita dell’epoca. Una trama che ha un andamento piano, nonostante gli innumerevoli imprevisti e incidenti in cui incorre il protagonista, con descrizioni ripetitive del paesaggio monotono, del cibo il più delle volte pessimo, delle ubriacature, della scarsa igiene personale, di rapporti sessuali a pagamento in bordelli, ma anche con locandiere e servette compiacenti: un generale tripudio di umori carnali che certamente rispecchiano la realtà quotidiana del tempo. Le ultime pagine dedicate alla battaglia di Jena sono mirabili, sembra quasi di sentire gli odori e il frastuono del combattimento, quasi una sequenza cinematografica girata con telecamera a spalla, immagini vivide con “primi piani” sulle emozioni nei volti dei personaggi. Nel complesso è un romanzo molto impegnativo, quasi un saggio storico.