
La Seconda Guerra Mondale è appena terminata. Beppe Fenoglio vi ha preso parte a far data dal 1943 quando è stato reclutato all’età di ventun anni ed inviato in un centro di addestramento del regio esercito a Roma, per poi passare in seguito all’armistizio con i reduci nelle bande partigiane che combattevano nelle Langhe. Inizia a pubblicare i suoi primi testi. Si tratta di racconti legati a tale contesto storico e sociale e hanno come protagonisti prevalentemente giovani appartenenti al ceto popolare. Lo sguardo di Fenoglio appare moralmente critico e frustrato dal male osservato e vissuto nel corso della guerra civile. La sua penna appare dotata invece di una grande potenza linguistica, asciutta e incisiva, frutto di un ossessivo e reiterato lavoro di cesello fino a diventare “limpidità del dire, esattezza di termini”. Egli intende l’uso della parola come una scelta sofferta e insieme sapiente, come accade in poesia, atto creativo che genera alla vita ciò che prima non esisteva, ma che a sua volta scaturisce dal vissuto e da ciò che è già accaduto. Egli pone, altresì, l’estetica e l’etica al di sopra della politica e dell’ideologia, dispone l’uomo al centro del suo intero corpus letterario. L’uomo con le sue fragilità nell’ambito del degrado morale e civile della guerra e della sofferta condizione della popolazione contadina...
Beppe Fenoglio. La prima scelta è il titolo di una monografia affascinante e coinvolgente che Gianfranco Lauretano, finissimo critico letterario, traduttore ed autore di raccolte poetiche, dedica a Beppe Fenoglio in occasione del sessantennale della scomparsa dello scrittore nato ad Alba il 1o marzo del 1922 e defunto a Torino il 18 febbraio del 1963. Il profilo dell’autore de La Malora, de Il Partigiano Johnny, di Una questione privata e di numerosi racconti dedicati al contesto della guerra partigiana di cui fu protagonista, attraverso la sottigliezza dell’indagine e l’originalità del punto di vista di Lauretano, ricava nuove sfaccettature e sorprendenti possibilità di rinnovato interesse alla lettura. Ci troviamo, infatti, al cospetto del lavoro di uno specialista che indugia proficuamente sulla dimensione linguistica dei romanzi e sulla loro portata poetica. La prospettiva nuova di questo profilo critico si muove in zone più sommesse, apparentemente marginali rispetto alle molte altre che l’hanno preceduta; ma ha il pregio di accendere I riflettori sulla compattezza stilistica e morale di un’attività letteraria solidale con I moti più intimi del suo autore. Il quale accostava alla narrativa resistenziale l’epos rurale delle Langhe, abitate da una popolazione di contadini in lotta tenace e continua contro gli effetti delle avversità della natura, di un suolo avaro e delle sopraffazioni umane. Duque, il libro offre ben più di una ricognizione critica dell’opera letteraria di Fenoglio. Essa mette in mano le chiavi a chi è interessato ad aprire lo scrigno etico di uno scrittore che ospitava nei suoi testi due diversi aspetti di un’identica lotta per il riscatto umano.