
È il 1989 quando il Muro di Berlino cade e, mentre migliaia di giovani si ritrovano nel caos di quella città finalmente riunita, Giulio Chiavetta si scuote da un silenzio durato due anni. Ex tecnico energetico, il paziente è ricoverato in una clinica psichiatrica in seguito a un episodio schizofrenico notevole, durante il quale ha affermato di aver fatto fuori moglie e figlia – che, però, non esistono. Chiavetta ha passato l’intera durata del suo ricovero scrivendo febbrilmente al computer e, il giorno della caduta del Muro, scompare senza lasciare indizi sulla sua destinazione, ma mostrando un’improvvisa ossessione per la capitale tedesca. Il dottor Ryle, che lo ha in cura, volendosi sincerare del contenuto del suo pc, scopre un mondo di cui non era minimamente a conoscenza. Nei due anni di silenzio in clinica, Chiavetta ha scritto un romanzo che ha dell’assurdo, in cui un suo alter ego – il professor Antonio Serratura – viene convocato a Berlino in occasione di un simposio di filosofia. Nei primi tre giorni dalla scomparsa di Chiavetta, il dottor Ryle si immerge sempre di più in una storia che riflette in tutto e per tutto la psiche disturbata del paziente in fuga, in una Berlino dark, tra pratiche sadomaso, personaggi eccentrici e una violenza sempre in crescendo…
Il romanzo del poeta e drammaturgo canadese Michael Mirolla è un chiarissimo esempio di metaletteratura: leggiamo una storia nella storia condotti per mano da un narratore inaffidabile, sospesi tra verità e menzogna, sprofondando nell’opera scritta da Chiavetta prima e letta dal dottor Ryle poi come in acque torbide e dalla profondità ignota. Serratura, così come il suo creatore, racconta ciò che vede, ma difficilmente questo coincide con la realtà, dando luogo a un costante senso di spaesamento nel lettore, che non riesce a distinguere l’immaginazione dalla realtà dei fatti. I personaggi sono ben costruiti e, a detta di Serratura, mostrano tutti una qualche forma di perversione: è uno dei temi cardine del romanzo, trattato con sapienza, senza mai scadere nella volgarità. Berlino non fa meramente da sfondo, ma prende vita grazie alle descrizioni dell’autore, che ne sottolinea i punti ciechi, le nostalgie nazionalsocialiste e alcuni luoghi iconici che hanno fatto la storia, come il Checkpoint Charlie. In conclusione, un romanzo totalmente fuori dal comune, con un bel ritmo, ma che rende quasi impossibile la vera comprensione da parte del lettore, rendendo la lettura un’esperienza difficile, metà affascinante metà frustrante.