Salta al contenuto principale

Bianca

bianca

“Da qualche parte c’è una grande terra bianca. Quella terra è circondata da un grande bianco mare”. E tutto ciò che circonda questo candido mondo, è bianco: animali, piante, fiori. Tutto, tranne la neve. E in questo mondo bianco, in una casa bianca con pareti, finestre, piatti, forchette, coltelli, frutta, verdura bianchi, abitano Bianca e sua sorella Alma. Anche la stanza di Bianca è bianca, così come le sue bambole, il suo letto, il suo morbido piumone e i suoi sogni, dove pecorelle bianche la portano dolcemente in un altro mondo. Quando finalmente Bianca si abbandona al sonno, ciò che sogna è una grande terra bianca, con una casa bianca con pareti, finestre, piatti, forchette, coltelli, frutta, verdura bianchi, in cui vive una bambina dagli occhi bianchi che vedono tutto di nome Bianca che sogna pecore bianche… ma, forse, questa è una storia già narrata?

Un albo silenzioso, potente, che riesce a ipnotizzare sia nel testo, ripetitivo, lento e pieno nelle descrizioni, che nelle illustrazioni, che sembrano narrare una storia parallela, più veloce, altrettanto piena. Bianca è una bambina che riempie le sue giornate ad immaginare di volare con ali variopinte, che inventa giochi con il suo gatto, che si arrampica sugli alberi. È curiosa, raccoglie e colleziona insetti e oggetti; è piena di fantasia, costruisce origami, inventa marionette per il suo gatto, gioca a scacchi da sola e poi sogna. Sogna un mondo bianco in cui però la neve non è bianca, quasi un mondo al contrario, un mondo onirico appunto. Il testo di Paul De Moor, autore belga, ricorda una cantilena, una nenia della buonanotte dove l’aggettivo bianco viene ripetuto svariate volte, ma invece di risultare ridondante nella lettura acquisisce un significato più dolce, lento, rilassante. Il bianco, nella scala cromatica, è il colore più chiaro in natura, il più luminoso, la somma dei sette colori dell’iride, il colore dove si fondono tutti gli altri. In questo albo il bianco assorbe il mondo intero ma, come in natura ha molteplici sfumature, anche in questo poetico racconto se ne percepiscono le diverse consistenze. Se dal punto di vista narrativo Paul De Moor riesce a compiere una specie di magia attraverso la ripetizione delle parole e delle situazioni, che portano il lettore a compiere un viaggio e poi a ritornare al punto di partenza, il piano illustrativo è altrettanto intenso e ricco, forse perché ci racconta di Bianca attraverso gli occhi e non attraverso l’immaginazione delle parole. Le raffinate illustrazioni giocano con tutte quelle gradazioni di bianco che non siamo abituati ad osservare e presentano un mondo che è confine tra sogno e realtà. Kaatje Vermeire le realizza con una complessa tecnica che combina disegno, collage, incisione, pittura e digitale. Un albo trasversale da ascoltare a occhi chiusi.