
Quando nel mondo della poesia si fa entrare il mondo che sta attorno, senza filtri o selezioni, gioia, dolore, tristezza e tutto ciò che è l’umano sentire e vedere è lì immagazzinato. C’è posto per I bambini di Scampia, “Ho sentito / Una storia cruda / Che parla di bambini / Che vivono per la strada / I loro destini / Uno spino una pista una spada” e per un’eventuale redenzione dei mostri che li circondano, “Ora hai deciso / E una nuova strada / Il cuore prende /Ora sai che la / Malavita non paga”. Il poeta, che per sua stessa ammissione “con le sue parole / L’anima disseta” ha anche necessità di fermarsi, anzi di soffermarsi su sé stesso “Non voglio stare / Sempre al centro / Preferisco stare / In un angolo / E scavarmi dentro / Pensieri introspettivi / Che si muovono piano”. E se la vita, e il mondo in cui essa si srotola, è fatta di bianco e di nero, allora il compositore dei versi è, si vedrà, come una raccolta di ossimori: “Io sono il bianco / Io sono il nero / […] Io sono il dubbio e l’incertezza / Io sono l’allegria / E la tristezza / Io sono il pugno / E la carezza”, perché il compito del poeta è proprio “Trasformare la vita / In poesia / Con la penna stretta / Tra le dita / Che nel foglio / Scivola via”…