
Abram Slamkowski ora indossa una camicia ed un paio di pantaloni da lavoro. Sta dando una pulita al fienile e tra sé e sé riflette che, in fondo, a quella nuova vita ci si può abituare benissimo. Anche se un tempo indossava un attillato costume azzurro e combatteva il crimine dietro una maschera ed il nome in codice di Abraham Slam. Niente poteri, solo giustizia e cazzotti. Sul tetto della fattoria una ragazzina se ne sta solitaria. È la piccola Gail. Anche lei una volta combatteva il male. Le bastava dire una parola magica per trasformarsi in Golden Gail, una ragazzina con gli straordinari poteri del mago Zafram. Ora Gail ha 55 anni, ma è rimasta bloccata nel corpo di una bambina. E Gail, alla vita della fattoria, non riesce proprio ad abituarsi. Uno dei pochi che la capisce sembra essere Barbalien. Lui viene da Marte ed il suo vero nome è Mark Markz. Venne inviato sulla Terra per spiare il nostro pianeta grazie ai suoi poteri di mutaforma, ma il suo senso di giustizia prevalse e divenne un eroe alieno. Tutti loro, insieme al Colonnello Weird, Talky-Walky (una robot dal look anni ‘50) e Madame Dragonfly, la strega del gruppo, hanno combattutto la battaglia definitiva contro l’Anti-Dio, una gigantesca creatura che aveva invaso Spiral City, la loro città, ma nel farlo sono morti, o sono scomparsi. Neppure loro sanno perché si trovino in quella fattoria e perchè non riescano a tornare a casa. Forse sono un piano diverso della realtà, forse sono finiti in un “universo tasca”... ma c’è un altro mistero da risolvere. Quel giorno con loro c’era anche qualcun altro, il migliore, quello che forse si è sacrificato veramente per salvare tutti quanti. Il suo nome era Joseph Weber, ma il mondo lo conosceva come Black Hammer...
Con Black Hammer Jeff lemire ha toccato il cielo. Ha scritto il fumetto di supereroi che molti tra scrittori e lettori probabilmente vorrebbero riuscire a scrivere. Ha scelto una manciata di eroi di una Golden Age immaginaria, accentuando con gusto ed affetto palesi riferimenti a personaggi ben più noti e li ha calati in una rilettura inedita e soprattutto personale. Nella postfazione Lemire racconta come abbia dovuto negli anni rimandare questo progetto in favore di altri, soprattutto Sweet Tooth, ma anche gli impegni con le testate regolari Marvel e DC. Il tempo ha fatto invecchiare bene Black Hammer che fonde al meglio i temi e le sensibilità del Lemire autore mainstream ed indie. L’ambientazione è quella di una Essex County riveduta e corretta. Rurale, difficile, chiusa. La storia è corale. Ogni numero è dedicato ad un personaggio senza però smagliare la trama principale. Ogni personaggio, poi, è un generoso ossequio per nulla velato a quelli che hanno fatto la storia del fumetto americano, reso, allo stesso tempo, con una scrittura e sviluppi di più moderni che vanno a ribaltare la solarità dell’Età dell’Oro giocando proprio sulla sua presunta ingenuità. Il caso di Golden Gail è il più lampante, una ultracinquentenne intrappolata nel corpo di un superbambina (una sorta di Mary Marvel della famiglia Shazam) con tutti i problemi personali che ne possono conseguire, oppure il più classico background di Abraham Slam, il tipico mystery man senza poteri che fa i conti con l’età ed il senso di responsabilità che, se da un lato ai più potrà ricordare un vecchio Capitan America, dall’altro anche il Wildcat della DC o Dan Garret, il Blue Beetle originale e persino quell’Hollis T. Mason che a sua volta omaggiava Garret nei panni del primo Nite Owl di Watchmen. La stessa battaglia contro l’Anti-Dio ‒ uno splendido mix concettuale tra Crisi sulle Terre Infinite e L’arrivo di Galactus. Ed il riferimento a Moore non è casuale. Nei dispendiosi anni ‘90 il bardo di Northampton scriveva 1963, una mini inedita in Italia in cui si divertiva a raccontare la sua versione della Silver Age. Grant Morrison, nello squisito Sea Guy, dedica un paio di pagine ad un epigono dell’Anti-Monitor ed infine è solo del 2011 la mini di David Liss e Patrick Zircher Mystery Men, ossia come venivano chiamati una volta i supereroi mascherati.