
Perdido, 1928. Il rapporto gelido che intercorre tra le due abitazioni di Mary-Love Caskey e quella di suo figlio Oscar, separate da una striscia di sabbia e così vicine che è possibile guardare, e a volte sentire, cosa accade al di là delle finestre, non esime nessuno da subire l’influenza degli altri. Anche senza affrontarla apertamente, sua nuora Elinor, da canto suo, continua il suo braccio di ferro con la donna per non permetterle di intromettersi nella vita della sua famiglia. “Sapeva aspettare, e le sue stoccate erano fulminee, nette e sempre inattese”: Mary-Love ha imparato a conoscerla ed è consapevole della sua forza, “e la sua avversione per la nuora si era fatta stridula e indecorosa”; eppure la donna sente, in qualche modo, che la resa dei conti è assai vicina. Specchio di questa rivalità è quella che intercorre tra Miriam, la figlia che Oscar ed Elinor hanno ceduto alla nonna, e l’altra figlia della coppia, Frances, più piccola di un anno. Miriam è alta e snella, “come tutti i Caskey”, ordinata, puntigliosa, energica, viziata e arrogante, e disprezza profondamente Frances, timida, delicata, gentile, di salute tanto cagionevole che per ben tre anni vive immobile a letto in uno stato confuso e semicomatoso, a causa di una stranissima artrite precoce, che poi stranamente regredisce. Se Frances desidererebbe avere un rapporto con sua sorella e scusa ogni gesto sprezzante nei suoi confronti, per Miriam ogni evento scolastico, ogni incontro casuale è occasione per denigrarla e umiliarla. Il tempo passa e anche Perdido viene investita dalla Depressione, che fa sentire i suoi effetti gravosi su tutte le attività e le banche della zona; soltanto Mary-Love Caskey e suo cognato James, ovvero le due famiglie più abbienti della città, reggono il pesante contraccolpo. Ma il 29 ottobre 1929, il giorno del crollo della Borsa, resta nella memoria degli abitanti di Perdido per un altro fatto: quello stesso giorno Carl Strickland, il marito poco di buono di Queenie – la cognata di James che grazie al suo aiuto si è trasferita da tempo in città con i suoi figli – cerca di uccidere sua moglie, momentaneamente ospitata a casa di Oscar ed Elinor. Quella notte, gli spari che dalla sommità dell’argine del fiume infrangono le finestre e feriscono persino la piccola Frances, segnano la fine delle malefatte di quell’uomo spregevole. Sarà Elinor a mettere le cose a posto, una volta per tutte…
Nel terzo volume della saga dei Caskey, la misteriosa Elinor, comparsa a Perdido con la piena, sembra avere sempre più spazio e sotto il suo atteggiamento apparentemente imperturbabile sempre più spesso lascia intravvedere sfumature crudeli e spaventose. Sempre più evidente è anche che lei è l’unica che sia riuscita a destabilizzare e mettere in discussione colei che è sempre stata a capo della famiglia e l’equilibrio da lei creato e mantenuto con prepotenza. Questo volume segna un punto di svolta fondamentale, perché nel finale accade ciò che è destinato a cambiare le sorti dei Caskey – senza fare spoiler, è abbastanza intuibile di cosa si possa trattare. C’è stato un prima e ci sarà un dopo, rispetto all’evento cruciale che chiude questo episodio. Nelle acque torbide, melmose e argillose del Perdido, che scorrono tumultuose fin dalla prima riga del primo libro, si insinuano altre increspature improvvise e sconvolgenti e al colore rossastro delle sue acque si aggiungono sfumature orrorifiche. Nella casa più bella della città, ovvero quella che appartiene a Oscar ed Elinor, ci sono stanze chiuse e porte che celano misteriosi ripostigli; soprattutto qui dentro – ma non soltanto - ricordi, ombre ed elementi soprannaturali e inspiegabili si mescolano e si intrecciano alle vicende e agli intrighi di tutti i Caskey. Elinor, più fredda e spietata che nei capitoli precedenti, è anche più inquietante che mai, e con lei tutto quello che la riguarda: la sua casa, sua figlia, il suo fiume. È doveroso dedicare ancora attenzione alle copertine, realizzate dal giovane artista spagnolo Pedro Oyarbide; dice l’editore: “Ispirandosi alle edizioni di Pierre-Jules Hetzel (noto editore francese, ad esempio delle opere di Victor Hugo, e straordinario illustratore dei romanzi di Jules Verne, ambite dai collezionisti, ndr.), ai giochi di carte e ai tatuaggi, Pedro Oyarbide ha realizzato delle illustrazioni fantastiche che portano, ancor prima della lettura del libro, a riflettere sul suo contenuto. Per raggiugere questo risultato, ogni copertina ha richiesto molte ore di lavoro, sia durante la progettazione che durante la stampa”. Non ci stancheremo mai di dire, infatti, che le copertine in rilievo dai dettagli metallizzati, realizzate con tecniche di stampa particolari, sono un prezioso valore aggiunto a questa storia weird assai intrigante, scritta negli anni ’80 da un autore fino ad oggi sconosciuto in Europa, per sua stessa ammissione ispirato da H.P.Lovecraft e affascinato dal tema della morte (pare che collezionasse reperti, targhe di bare di bambini o altre fotografie post mortem), oltre che dalla natia Alabama e dai suoi abitanti, di cui diceva: “Gli abitanti del Sud possono sinceramente definirsi gotici: non c’è altra parola per descriverli. Il loro spirito torturato è affascinante”.