
Roma. Un aprile tra qualche anno. L’affermato pittore londinese più che cinquantenne Ernest Hamilton si è appena trasferito in Italia dopo vent’anni di Sudafrica, alla ricerca di nuove ispirazioni. Gira per il centro con il quaderno degli schizzi e il carboncino sempre in tasca. In una piccola chiesa incontra Chiara, una minuta restauratrice un poco più giovane, lineamenti delicati e occhi blu, che sta recuperando un interessante dipinto ottocentesco. Lei si offre di fargli ogni tanto da guida per conoscere meglio antichi palazzi e beni artistici della capitale. Poi accade che Chiara si disperi per la repentina scomparsa del quadro e vadano insieme al commissariato a denunciarne il furto. Nel frattempo, l’indolente ispettore Attilio Grevini, prossimo alla pensione, di servizio presso la gendarmeria pontificia, viene mandato a chiamare dall’anziano cardinal Pazzini affinché venga accentuata la vigilanza e la protezione di tutti i cardinali in arrivo. Pare che Papa Celestino stia morendo, prima di lui vi erano stati un tedesco e un argentino, ora potrebbe accadere che venga forse eletto dal conclave Maltiade, della diocesi di Yacoumandé in Costa D’Avorio, addirittura un papa di colore, sostenuto dagli ecclesiastici dei paesi emergenti che da sempre spingono per una nuova Chiesa evangelica, lontana dai decadenti fasti di Roma. Il cardinale papabile si è trasferito in Vaticano e un giorno ha trovato nel suo appartamento un pupazzo voodoo trafitto. E poi accade che anche Maltiade scompare, arditamente rapito. Le indagini si intrecciano, c’è qualche setta di mezzo, oltre che forti interessi economici politici diplomatici. Sono tutti in pericolo. E non c’è da fidarsi di nessuno...
Il bravo imprenditore alimentare Giovanni Ferrero da tempo si cimenta anche con la narrativa: siamo al settimo romanzo, questo ha uno stile abbastanza piano e godibile, seppur talora lento e ripetitivo, e un intreccio a tratti traballante, seppur colto e competente. La narrazione alterna la prima persona al passato di Ernest (vieppiù invaghito di Chiara) e la terza persona prevalentemente sull’ispettore (vieppiù stranito per la fine della noia) e sul cardinale italiano (vieppiù preoccupato, considerando che la negativa spirale innovativa era iniziata già con il Concilio Vaticano II, mentre lui resta un pugnace conservatore). La trama è giallo noir, incombe il mistero, ma per buona parte dei quattordici densi capitoli prevale l’amore per i colori, i sapori, gli umori e le bellezze di Roma, su cui con molta meticolosità (giustamente peraltro) si dilunga l’autore, fra volte oscure e labirinti sotterranei. Il titolo fa riferimento ai pigmenti cruciali, blu di Prussia e rosso porpora appunto. Fin dal principio, il vino ha una sua funzione piuttosto godereccia: Grevini tiene da parte una bottiglia del Samontano per consolarsi; alla prima passeggiata di coppia in un gradevole bar il cameriere propone uno schietto Chianti della casa come aperitivo a Ernesto e Chiara.