
Galeazzo Trebbi, poliziotto ora in pensione che continua a lavorare come investigatore privato, è serio, integerrimo, ironico, simpatico ma un po’ burbero. Ha una certa fama che lo precede, specialmente come esperto di adolescenti difficili, soprattutto da quando ha collaborato con la giornalista televisiva Benedetti nell’ambito di una inchiesta per il ritrovamento di una ragazzina scomparsa, e ha una figlia in una struttura residenziale a causa di una overdose che l’ha gravemente menomata qualche anno fa. I Lazzarini, industriali bolognesi che producono mangimi per animali salutari e curativi, lo ingaggiano per sapere cosa diavolo combini il rampollo diciottenne, Wolfango, unico erede di tutta la baracca, che frequenta un liceo privato – così di sicuro al diploma ci arriva, pagando… – e con ogni probabilità anche un brutto giro. Al momento, però, in questo freddo due di gennaio dell’anno duemilatredici, si trova, coi muscoli piacevolmente indolenziti per le molte bracciate a stile libero, davanti alla moderna macchinetta del caffè nell’atrio della piscina Vandelli, incerto su quale miscela scegliere. Ce n’è una il cui nome lo affascina, pensa a una bevanda esotica, un caffè brasiliano dal gusto forte. Lo incuriosisce, la sceglie. E si ritrova a trangugiare un bibitone dal sapore a metà fra il ginseng e il fango di palude. Almeno, questa è la descrizione che ne dà a un uomo davvero alto, più giovane di lui, col codino nero e grigio, che gli si avvicina. Un incontro simpatico…