
Nessuno mi mise mai in guardia dagli specchi, così per molti anni li ho amati e ho creduto che fossero degni della mia fiducia. Mi ci nascondevo dentro, ne piazzavo due uno di fronte all’altro in modo che venissi riflessa all’infinito in entrambe le direzioni. Gli specchi mi mostravano che ero una ragazza con una treccia biondo ghiaccio che le penzolava su una spalla; ciglia e sopracciglia dello stesso colore, ma occhi quasi neri. Quando i capelli cominciarono a scurirsi presi a usare l’acqua ossigenata. Quanto al carattere, si sviluppò senza troppa fretta e senza tanti problemi. Immagina di essere una ragazza nata nel Lower Est Side di Manhattan nell’anno 1930 e rotti. Immagina che di mestiere tuo padre faccia il derattizzatore. Tuo padre è un uomo all’antica; ammazza i ratti con il metodo che ha imparato da suo nonno. Questo significa che nel seminterrato ci sono delle gabbiette. Dentro ogni gabbia c’è un ratto che emette un verso a metà strada fra il pigolio e il cinguettio. Il seminterrato puzza di sudore: i ratti sono in preda al panico e affamati. Lanciano quelle strida, poi ti accorgi che hanno dei buchi nelle zampe e sui fianchi; ogni animale è solo nella sua gabbia nuda, per cui è ragionevole immaginare che siano i ratti stessi a farsi quei danni: si autodivorano…