
1946: in una Germania dove ancora si respira il conflitto mondiale appena terminato e ad ogni passo si incontrano gli alleati, Schmidt, un giovane scrittore scampato all’inferno bellico, approda con pochissimi averi a un minuscolo paese nella Lüneburger Heide e là trova accoglienza presso l’insegnante della scuola locale. A condurlo in quel luogo dimenticato da Dio, è la necessità di raccogliere presso gli archivi parrocchiali quante più informazioni, documenti, notizie possibili su Freidrich de la Motte Fouqué, l’autore romantico di cui sta scrivendo la biografia. A rendere più lievi le difficoltà della vita di Schmidt contribuiscono due giovani sorelle, Grete e Lore (con le quali condivide anche l’appartamento) ma è con quest’ultima che nasce una più profonda intesa. L’idillio amoroso tra i due è però destinato a durare poco poiché Lore, spinta dalle apprensioni per il futuro, sceglie di sacrificare la sua passione (sebbene a malincuore) per un compagno che potrà offrirle una maggiore sicurezza economica e materiale...
Secondo della trilogia di Nobodaddy’s Kinder, Brand’s Heide è un affresco sociale dove non mancano riflessioni sulla cultura, sulla storia del nazismo, sulla precarietà delle condizioni dell’esistenza. Ma non è solo Storia; il libro, per alcuni elementi è anche una trasposizione del vissuto dell’autore: la brughiera in cui il romanzo è ambientato, richiama infatti alla memoria i luoghi in cui Arno Schmidt trascorse gli anni della maturità, la forza che appassiona le ricerche del protagonista per Fouqué vivono degli entusiasmi dell’autore, l’affetto per la sorella che dall’America dove era emigrata nel 1939 inviava i pacchetti “Care” con beni introvabili da consumare in una Germania che viveva di stenti, ritorna in una delle figure femminili. Particolare è lo stile del romanzo. Piccoli quadri che si susseguono gli uni gli altri, in un apparente senza senso ma che in realtà ben riflettono i tormenti, le vicissitudini, le angosce di un’epoca travagliata. Ne scaturisce un romanzo intriso di realismo che merita a pieno titolo di entrare a fare parte delle opere della Trümmerliteratur, ‘la letteratura delle macerie’, che sorse in Germania nell’immediato dopoguerra.
Secondo della trilogia di Nobodaddy’s Kinder, Brand’s Heide è un affresco sociale dove non mancano riflessioni sulla cultura, sulla storia del nazismo, sulla precarietà delle condizioni dell’esistenza. Ma non è solo Storia; il libro, per alcuni elementi è anche una trasposizione del vissuto dell’autore: la brughiera in cui il romanzo è ambientato, richiama infatti alla memoria i luoghi in cui Arno Schmidt trascorse gli anni della maturità, la forza che appassiona le ricerche del protagonista per Fouqué vivono degli entusiasmi dell’autore, l’affetto per la sorella che dall’America dove era emigrata nel 1939 inviava i pacchetti “Care” con beni introvabili da consumare in una Germania che viveva di stenti, ritorna in una delle figure femminili. Particolare è lo stile del romanzo. Piccoli quadri che si susseguono gli uni gli altri, in un apparente senza senso ma che in realtà ben riflettono i tormenti, le vicissitudini, le angosce di un’epoca travagliata. Ne scaturisce un romanzo intriso di realismo che merita a pieno titolo di entrare a fare parte delle opere della Trümmerliteratur, ‘la letteratura delle macerie’, che sorse in Germania nell’immediato dopoguerra.