
Alberta ha quarant’anni. Una professione che la soddisfa appieno, un buon rapporto con i propri colleghi e alcuni amici su cui ha la certezza di poter contare. Ha una vita sentimentale piatta, neanche l’ombra di un uomo accanto a lei; il letto freddo, poche emozioni all’orizzonte. E ha un rapporto pessimo con la propria famiglia, che la opprime e la soffoca. In una mattina come tante, tantissime altre, Alberta è impegnata a far fuori la propria colazione, cappuccino e cornetto. Si trova al bar dell’ospedale in cui lavora come anestesista e si sta preparando alla giornata che l’attende, quando una voce alle sue spalle interrompe il suo filo di pensieri. Un uomo, introdottosi con i modi più rudi e strambi, si presenta come Lori, che è il diminutivo di Loris, precisa, e dice di fare l’artista. Invita Alberta a casa sua, vuole che veda i suoi quadri, ma subito i due si separano. È un incontro in apparenza del tutto fortuito, quasi insignificante, breve e anonimo, ma Alberta ne rimane spiazzata. Folgorata dalla figura di quel pittore misterioso, di quell’uomo che sembrava non poter smettere di parlare e di muoversi, la donna non riesce a smettere di pensare a lui e a quella conversazione. Ecco perché, quando la mattina seguente lo vede di nuovo, non è capace di resistere al suo magnetismo. Da quel giorno, da quella colazione, tanto la vita di Alberta quanto quella di Lori cambieranno, in maniera radicale e perenne…
Breakdown! non è un buon romanzo. Ha uno stile che sbrodola, una trama zoppicante con passaggi poco credibili e quasi bambineschi, una linea temporale che fatica a spiegarsi in modo coerente e personaggi congegnati male, approfonditi in modo bizzarro; più clinicamente che narrativamente. Le discese nel dialetto siciliano, poche ma non pochissime, più che arricchire lo stile lo rendono limaccioso, quasi fossero un promemoria per il lettore: non ti sei calato in un mondo di finzione, hai appena immerso i piedi in un guazzo tiepido. Insomma, le mancanze sono tante, ed è un peccato perché Breakdown!, in fin dei conti, ha del potenziale. L’idea di fondo è buona, il conflitto interno ai personaggi è originale, le ambientazioni interessanti. Gianfranco Sorge, l’autore, ci prova, e ci prova con gusto. Nato a Catania, è un medico chirurgo, uno specialista in psichiatria che ha già pubblicato in passato – nel 2014 con David and Matthaus, nel 2015 con goWare e nel 2017 con Elison Publishing. L’influenza del suo lavoro come psichiatra e dei suoi studi di medicina è rintracciabile ovunque, percorre l’intero testo, sia in senso positivo – nell’analisi clinica di emozioni e psicologie – sia in senso negativo – in uno stile da manuale, troppo distaccato e impoverito da precetti immaturi. Insomma, è un romanzo con del potenziale, Breakdown!, ma ha fin troppi difetti per essere considerato un buon libro.