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Brindille – Verso la luce

Svegliarsi in mezzo a un bosco senza sapere né come né perché ci sia giunti non è propriamente quello che si definisce un “bel” risveglio. E Brindille, piccola ragazzina dai lunghi capelli biondi, si ritrova per la seconda volta in mezzo a una radura senza conoscerne la ragione; per giunta ora è anche sola, dato che di Lupo non si vede neanche un pelo, né si sente la sua voce – cosa alquanto strana dato che Lupo è quello che si definisce un chiacchierone. È stato lui a darle quel soprannome, Brindille, unione di “brillare” e “scintille” a causa di quelle piccole sfere di luce che (chissà come e chissà perché) le si formano sulla testa, rendendola identificabile anche in mezzo all’oscurità di una foresta. “Lupo si è sacrificato per salvarmi”. Come un flash, questo terribile pensiero le attraversa la mente mentre, nel tentativo di alzarsi, una fitta improvvisa al costato le mozza il fiato: è un taglio, non molto profondo, ma ancora insanguinato e in grado di far male, un segno lasciatole dai Cacciatori di Ombre, messosi sulle sue tracce e ai quali per un soffio è riuscita a scappare. Ora ricorda: i Cacciatori le stanno dando la caccia e lei, anche se da sola in mezzo a un bosco, non è al sicuro e mai forse lo sarà. A meno che non decida di affrontare, una volta per tutte, l’Orda costi quel che costi…

Affrontare il tema della crescita personale non è semplice, se si cerca di non cadere nelle banalità già dette o scritte o disegnate sul tema. Ma ci riescono benissimo Frédéric Brrémaud e Federico Bertolucci, co autori di successo che hanno dato vita al personaggio Brindille. Senza fornire nessun tipo di coordinata e ignorando le 5 W (chi, come, quando, cosa e perché) fondamentali per la riuscita di una buona storia, riescono a creare un universo con un messaggio tanto semplice quanto profondo: le nostre paure le possiamo solo affrontare da soli. Certo, non saremo mai pronti al 100% ma quello che avremo nel momento in cui decideremo di affrontarle sarà sufficiente a garantirci la vittoria. Brindille non ha nessun potere magico, se non delle lucine sulla testa fanno pensare a lei non come una ragazza normale quanto piuttosto a una strega o una fata. Ma la forza di Brrémaud e Bertolucci è proprio quella di non identificare nemmeno la protagonista in una categoria, per permettere una più facile immedesimazione del lettore. I disegni, secondo chi scrive, reggono la storia anche in assenza dei dialoghi: i colori sono calibrati e rendono le atmosfere, passando da quelle concitate della battaglia dove predominano il rosso e il nero, ai toni più chiari della foresta. Ai cultori di Fantasy non sfugge il richiamo – o meglio – l’omaggio a Tolkien: tutto l’universo in cui si muove Brindille è una rappresentazione di Arda, il mondo fantasy immaginato da Tolkien e dove, durante la Terza Era, si svolgeranno le vicende legate agli Hobbit. L’Orda invece richiama facilmente gli eserciti di orchetti al servizio di Sauron, sia per le armature indossate che per la ferocia con cui vengono disegnati.