
Philippe raggiunge il monolocale e lo trova avvolto nell’oscurità. È trascorsa una settimana dal loro ultimo incontro. Avvicinandosi alla porta del bagno, si rende conto che qualcosa non va. Un urlo squarcia la stanza. Ambre è distesa nella vasca, pallida, ormai quasi priva di sensi. L’acqua è colorata di arancione, il bordo della vasca è ricoperto di striature rosse. Philippe è spaventato e confuso, è assalito dal panico. I suoi movimenti sono veloci ed automatici, non c’è tempo da perdere. Deve fermare l’emorragia e chiamare i soccorsi, deve salvarla a tutti i costi! Ambre, a soli vent’anni, ha cercato di togliersi la vita. Philippe è sconvolto, eppure un pensiero intrusivo ed invadente gli martella in testa. Sua moglie non deve sapere. È un quarantenne sposato, padre di due figli, ora consapevole dei suoi errori. Philippe si accorge che quella relazione extraconiugale, senza pretese e senza promesse, è sfuggita al suo controllo. Quel passatempo divertente, fatto di fughe improvvise e di oscuri segreti, è divenuto pericoloso. Ambre, che vive in un monolocale pagato ed ammobiliato da Philippe, è completamente asservita a quell’uomo adulto capace di fornirle protezione. I desideri a lungo soffocati esplodono rabbiosi e stringenti nell’atto più radicale, nel comportamento suicidario. Philippe non può più ignorare questo malessere e, mosso dalle buone intenzioni di chi si sente colpevole, le offre una sistemazione ad Arvieux, un piccolo paesino delle Alte Alpi Francesi. Lavorerà come cameriera stagionale in un albergo. Forse, i tanti chilometri che li separeranno, le consentiranno di riscoprirsi, di ritrovarsi, di guarire...
Mélissa Da Costa, classe 1990, è una talentuosa scrittrice, tra le più vendute in Francia negli ultimi anni. Anche in Italia ha riscosso l’apprezzamento del pubblico con le due opere pubblicate da Rizzoli: I quaderni botanici di Madame Lucie e Tutto il blu del cielo. Bucaneve, benché sia il terzo lavoro ad esser tradotto in Italia, appartiene in realtà ai suoi esordi. Un romanzo di formazione delicato, intimo e psicologico sulle difficoltà relazionali, sull’amicizia autentica, sull’amore inaspettato. La sua scrittura è fluida, piacevole ed elegante. È capace di accompagnare con delicatezza il lettore alla scoperta di personaggi complessi. Ambre Miller è una ragazza di vent’anni ma è lontana dalla spensierata giovinezza. Poiché è incapace di amarsi, si accontenta degli scarti rimanendo invischiata in relazioni tossiche. Una pulsione autodistruttiva che trova radici profonde nella sua infanzia. La famiglia Miller è beneducata, dedita al controllo e alle buone maniere. Ambre però, giorno dopo giorno, soffoca nella mancanza di dialogo. Dove vigono ordine e silenzio lei vorrebbe urlare, far casino a gran voce. Libera di essere invisibile, continua a distruggersi. Provoca per ricevere attenzioni ma desidera profondamente essere accolta nella sua fragilità. Si accompagna ad amicizie sbagliate, fuma, smette di frequentare le lezioni. Passa da una relazione simbiotica all’altra. Inizia a frequentare Philippe, il suo nuovo carnefice, un uomo sposato con famiglia. Eppure, inaspettatamente, è proprio lui a fornirle la vera opportunità di riscatto. Ambre, avvolta nell’atmosfera di incontaminata bellezza del borgo montano di Arvieux, respira aria nuova e fiorisce come un bucaneve. Sboccia tra l’erba gelata e coraggiosamente buca il sottile strato di neve, annunciando la sua nuova primavera. Mélissa Da Costa racconta di un vero percorso di rigenerazione, dalla caduta alla rinascita, traendo forza dagli altri che sanno esserci. Questi “altri” non sono lì per caso. Tutti convivono con un passato doloroso che ancora oggi li ferisce. Attraverso la condivisione cercano di guarire le proprie ferite, mettono tutto in discussione, cadono e si rialzano, raggiungono nuovi equilibri e ritrovano la felicità perduta. “Essere felici non è la serenità, la tranquillità, il benessere senza problemi. Al contrario, è riuscire a stravolgere tutto, a rimettere tutto in discussione, anche tutta la vita, se lo desideri”.