
È il 17 d. C. quando il piccolo Gaio Giulio Cesare segue il padre Germanico nei boschi di Teutoburgo – tra l’odierna Bassa Sassonia e la Renania – e apprende del sangue versato dai romani durante la battaglia di pochi anni prima. Nonostante sia il più giovane tra i figli maschi del comandante, è proprio lui il prescelto per seguire i genitori in quell’arduo viaggio. Osservare il padre, il suo vigore, il suo carisma nel guidare i soldati e la severa onestà con cui giudica e punisce coloro che ledono l’Impero, riempie Gaio d’orgoglio e gli mostra quale strada debba seguire un condottiero. Ma è ancora presto per capire cosa si celi dietro lo scambio di sguardi dei genitori, nelle parole bisbigliate dai liberti e nelle allusioni dei soldati rivolte all’anziano imperatore Tiberio. Ha appena cinque anni Gaio, quando viene iniziato alle pratiche sessuali dai legionari che lo chiamano Caligola per i sandali che indossa, le “caligae”, troppo grandi per lui. E ne ha sette quando Germanico viene avvelenato e muore tra atroci sofferenze, mentre nel cuore del bambino sospetto e rabbia si mescolano alimentando quell’ardore che lo farà crescere scaltro, ambizioso e letale...