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Caligola - Impero e follia

Caligola - Impero e follia

È il 17 d. C. quando il piccolo Gaio Giulio Cesare segue il padre Germanico nei boschi di Teutoburgo – tra l’odierna Bassa Sassonia e la Renania – e apprende del sangue versato dai romani durante la battaglia di pochi anni prima. Nonostante sia il più giovane tra i figli maschi del comandante, è proprio lui il prescelto per seguire i genitori in quell’arduo viaggio. Osservare il padre, il suo vigore, il suo carisma nel guidare i soldati e la severa onestà con cui giudica e punisce coloro che ledono l’Impero, riempie Gaio d’orgoglio e gli mostra quale strada debba seguire un condottiero. Ma è ancora presto per capire cosa si celi dietro lo scambio di sguardi dei genitori, nelle parole bisbigliate dai liberti e nelle allusioni dei soldati rivolte all’anziano imperatore Tiberio. Ha appena cinque anni Gaio, quando viene iniziato alle pratiche sessuali dai legionari che lo chiamano Caligola per i sandali che indossa, le “caligae”, troppo grandi per lui. E ne ha sette quando Germanico viene avvelenato e muore tra atroci sofferenze, mentre nel cuore del bambino sospetto e rabbia si mescolano alimentando quell’ardore che lo farà crescere scaltro, ambizioso e letale...

Caligola fu imperatore dal 37 al 41 d. C. e le fonti sul suo regno sono scarse e ambigue: ricordato per la folle crudeltà e lo sfarzo con cui sperperò i beni di Tiberio, elogiato per la scelta di ridurre il peso fiscale sulla popolazione. Nel descriverlo su una cosa Franco Forte concorda con lo storico Svetonio: l’odio verso i senatori, colpevoli di non avere difeso la famiglia Giulio-Claudia durante la persecuzione di Tiberio. Il libro ha i caratteri di una coinvolgente spy-story, nella quale assistiamo all’evoluzione psicologica di un giovane costretto a confrontarsi con la vita di corte, gli intrighi dinastici e l’uso disinvolto del sesso come moneta di scambio. Un imperatore che matura in un contesto famigliare e sociale spietato, dove non farsi notare è il solo modo per sopravvivere, così come osservare, ascoltare e leggere l’animo altrui l’unica arma contro i nemici. Una figura ben delineata e complessa, che ci fornisce un nuovo punto di vista per comprenderla.