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Calinifta

calinifta

Calinifta. Sud Italia. Thomas è ormai un uomo, ma ancora soffre per la lontananza della madre, che ha abbandonato lui e il padre – ormai alcolista – quando Thomas aveva soltanto dieci anni, ed è toccato a lui crescere rapidamente e prendersi cura anche di suo padre; è alla vana ricerca di un lavoro fisso, o almeno soddisfacente, e intanto si arrabatta facendo il cameriere in un ristorante… Don Giuseppe è un prete stanco, che si trascina faticosamente nella sua routine sacerdotale, dal torbido passato e custode del terribile segreto di un “demone” che attanaglia il giovane Dino, invaso da uno smodato desiderio di uccidere, finanche sua sorella, Maria, cui don Giuseppe è “legato”… Luigi e Roberto sono due lavoratori comunali di mezza età, che si occupano della manutenzione del paese, frustrati e desiderosi di riscatto; la banalità che scandisce e rallenta la loro quotidianità, quasi la stagna, viene progressivamente rotta, strozzata, da eventi dirompenti, del tutto fuori dall’ordinario e violenti…

Daniele Bolognese ci disegna un’opera lineare ed essenziale, un quadro sorprendente nella sua semplicità, nel suo essere il ritratto del quotidiano straordinario. Le vite dei personaggi, i loro intrecci, prendono il sopravvento sui luoghi – che aleggiano come spettri appena visibili e palpabili – che restano, probabilmente, più anonimi, come lo sfondo buio d’un teatro, d’un palcoscenico che lascia esibire, prima di tutto, le storie che gli ambienti. Intreccia le vite dei diversi personaggi, li lascia incontrare (o scontrare) prima e ce lo svela poi, senza alcuna banalità o prevedibilità. Il colpo di scena sorprende il lettore, mantenendolo desto. Racconta il malessere che, da sordido e sotterraneo – soffocato dall’apparente normale routine –, si fa dirompente e non più ignorabile, ma pienamente manifesto. La sintassi di Bolognese è lineare, limpida, senza ghirigori o arzigogoli che mirino ad accattivare. È una fotografia nuda, senza filtri aggiuntivi. È schietta e pulita, anche quando racconta il torbido, il sordido. Calinifta è uno spazio astruso, immaginario e immaginato, un paesino come tanti del sud, dove tutti conoscono tutti, tutti influenzano le vite di tutti, le cambiano e, irrimediabilmente, le segnano per sempre. Eppure, è di questi legami “morbosi” che non si può fare almeno, ed è in essi che si rischia di affondare e di riaffiorare insieme.