
La dottoressa Scarpetta ha appena lasciato la macchina con l’agente Bryce, stizzita dal comportamento poco educato dell’agente, e si reca a piedi all’appuntamento con il marito Benton Wesley, agente speciale dell’FBI. Ma, nell’attraversare il campus di Harvard, per ben due volte le capita di incontrare una giovane straniera. La giovane, si scoprirà subito, è Elisa Vandersteel, una ventitreenne che sta godendosi una pedalata lungo il fiume Charles, apprezzando le sfumature di colore del crepuscolo in una quieta serata di inizio settembre. Ma Elisa viene trovata cadavere lungo il percorso sterrato del parco e quella che sembra essere la causa del suo decesso ‒ ovvero morte per folgorazione da fulmine ‒ non riesce a convincere le autorità locali in quanto il cielo in quelle ore era limpido. Nel frattempo qualcuno di anonimo, che si nasconde dietro il nickname di Tailend Charlie, comincia a perseguitare Kay Scarpetta, spedendogli via computer, ogni giorno alla medesima ora, una inquietante filastrocca che cambia a ogni messaggio. La settima di queste filastrocche giunge a Scarpetta in strana e sospetta sincronia con il suo arrivo sul luogo del presunto delitto o scena del crimine su cui è chiamata ad indagare. La famosa anatomopatologa ha già avvisato da tempo alcune persone della presenza di queste filastrocche anonime: il collega Pete Marino, Benton Wesley e anche sua nipote, Lucy. E proprio quest’ultima, esperta di computer, non riesce comunque a individuare Tailend Charlie che non solo sembra batterla per quel che riguarda l’uso del computer, ma è ora anche il primo sospettato per la morte della ragazza. Serviranno altri due morti, sempre per folgorazione, per far capire a Kay Scarpetta la reale portata di questa minaccia, in grado di scatenare il panico se venisse resa pubblica…
Sarà solo la consumata abilità analitica e investigativa della protagonista a consentirle di scoprire che, da lontani incubi del passato, possono a volte tornare i mostri contro i quali si pensava di aver vinto e che invece ci costringono a continuare a combattere. La maestra indiscussa del thriller americano contemporaneo è alle prese con l’ennesimo caso di omicidi seriali. E però, a conferma che da qualche tempo a questa parte qualcosa è cambiato, anche in questo episodio l’atmosfera narrativa non riesce a farsi mai davvero tesa, la suspense sembra sempre artificialmente creata dal testo più che dal contesto e, infine, la scrittura stessa perde di mordente lasciando troppi spazi alle riflessioni dell’anatomopatologa italo-americana. La antica caratteristica del racconto d’azione che, per molti versi, aveva caratterizzato la scrittura di Patricia Cornwell sembra improvvisamente cedere il passo ad un eccesso di “pensiero” che prevale sull’azione, perfino sull’azione classica del medico legale che dovrebbe essere quella di sezionare cadaveri. Caos dall’apparenza calma e stagnante, a nascondere fibrillazioni e tensioni che mettono a dura prova il self-control dell’anatomopatologa, caos di una scrittura che ormai sembra avvitata sulla ripetizione costante di sempre identici moduli narrativi e che, purtuttavia, appassiona e si lascia leggere con facilità.