
Messina, 1608. Soggetta alla corona spagnola, la città siciliana è un porto vivace e operoso. Il ricchissimo mercante Don Giovanni Martines è di ritorno da Genova dopo tre mesi con un carico di preziosa seta. Mentre l’equipaggio scarica la merce dalla nave, la figlia di Martines, la giovanissima Isabella, si allontana un po’ per inseguire un pesce (forse reale, forse immaginario) e viene ghermita da un uomo dal volto sfigurato che si appresta a stuprarla. Interviene però per fortuna uno straniero, che pesta il malintenzionato e lo lascia a terra più morto che vivo. Isabella, sconvolta, fugge dal padre. Il giorno successivo il ricco mercante convoca a palazzo Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, pittore dalla fama enorme che è da poco a Messina, dove si è dovuto rifugiare a causa della sua turbolenta vita privata. Martines appena ha saputo che uno dei più grandi pittori del mondo è a Messina ha deciso di commissionargli un ritratto, quello della amatissima moglie, morta di parto nel dare la luce a Isabella. Per potere ritrarla, Caravaggio dovrà usare come modella proprio Isabella, che secondo Martines è identica alla madre. Attirato dal ricchissimo compenso, il pittore accetta di buon grado: non sa che la sua modella l’ha già incontrata al porto, quando l’ha salvata dal bruto che voleva violentarla. Non lo sa neanche Don Giovanni Martines, che teme che il pittore abbia la tentazione di approfittarsi della fanciulla. Caravaggio lo tranquillizza: lui desidera solo volgari cortigiane, che frequenta quando cade il buio e lui è libero di aggirarsi nei bassifondi della città…
La scrittrice Nadia Terranova e il fumettista Lelio Bonaccorso, entrambi originari di Messina, celebrano il soggiorno nella loro città di Michelangelo Merisi da Caravaggio, talento artistico forse finora ineguagliato, approccio da rockstar maledetta e uomo violento e tormentato dai suoi demoni interiori. Per aver ucciso tal Ranuccio Tomassoni da Terni durante una rissa a Campo Marzio la sera del 28 maggio 1606, il pittore infatti era stato condannato alla decapitazione: solo la protezione del principe Filippo I Colonna – che gli offrì rifugio nei suoi feudi laziali di Marino, Palestrina, Zagarolo e Paliano – lo aveva salvato dal patibolo. Ma per Caravaggio iniziò una angosciante peregrinazione che sarebbe durata il resto della sua breve vita: alla fine del 1606 giunse a Napoli, per partire l’anno successivo alla volta di Malta. Anche nell’isola però si cacciò nei guai: fu arrestato per un duro litigio con un cavaliere e si venne a sapere che su di lui pendeva una condanna a morte. Fu rinchiuso nel carcere di Sant’Angelo a La Valletta, ma riuscì a evadere di nuovo grazie all’aiuto dei Colonna e a rifugiarsi in Sicilia, a Siracusa e poi appunto a Messina, dove dipinse La Resurrezione di Lazzaro, opera impressionante commissionata dal mercante genovese Giovan Battista de Lazzari per la sua cappella all’interno della Chiesa dei Ministri degli infermi di San Camillo de Lellis (e passata alla storia per l’utilizzo come modello di un vero cadavere) e L’adorazione dei pastori, richiesta dal Senato della città come pala dell’altare maggiore della Chiesa di Santa Maria della Concezione dei Padri Cappuccini. Anche la permanenza in Sicilia però fu una breve parentesi, perché alla fine dell’estate del 1609 Caravaggio tornò a Napoli: gli rimaneva solo un anno di vita. Alle scarne cronache dell’epoca e naturalmente alle testimonianze pittoriche che ha lasciato il grande e tormentato artista in terra siciliana, Terranova e Bonaccorso aggiungono un po’ di fiction e una sottotrama “femminista”, con la giovane Isabella che impara a dipingere assieme a Caravaggio e così cerca/trova il suo riscatto in una famiglia e una società maschiliste e retrograde. Graphic novel gradevole, con un impianto grafico moderno e accattivante – anche se forse un filino troppo ammiccante al pubblico YA – e buon ritmo, ma con troppe poche ombre.