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Carson di Venere - Perduti su Venere

Perduti su Venere. Carson di Venere vol.2

La splendida avventura di Carson Napier su Venere sembra ormai arrivata al suo epilogo. Catturato dagli sgherri dell’Ongyan Moosko e della spia thorista Vilor, il terrestre – protagonista nei giorni precedenti di un sanguinoso ammutinamento e della turbolenta conquista del cuore della diciottenne principessa venusiana Duare e appena scampato ad un naufragio e ad un combattimento all’ultimo sangue con alcuni selvaggi nobargan – è ormai stremato e rassegnato: sta per essere finito a colpi di spada, ma i suoi nemici decidono che sarebbe una fine troppo veloce e misericordiosa per lui e lo conducono nella città di Kapdor, dove si trova una misteriosa “stanza dalle sette porte” che secondo i venusiani rappresenta la peggior morte possibile, malgrado Napier non riesca a capire perché. Giunto nella cupa e squallida Kapdor, le cui strade sono percorse da apatici cittadini tutti armati, il terrestre viene chiuso in una ampia stanza circolare, “nelle cui pareti sette porte assolutamente identiche sono situate a intervalli regolari, in maniera tale che sia impossibile distinguere una dall’altra”. Al centro della stanza c’è un tavolo con sette contenitori di sette cibi diversi e sette bottiglie di diverse bevande. Come gli viene spiegato, solo un cibo e una bevanda non sono avvelenati, mentre le sette porte sono tutte apribili, ma una volta oltrepassate si bloccheranno, quindi la scelta sarà irreversibile. Tutte le porte conducono ad un corridoio identico, ma solo uno di questi è privo di pericoli: negli altri ad attendere Napier ci saranno lame acuminate, fiamme, scariche di letali raggi R, getti di acido corrosivo, pareti che si serrano fino a schiacciare qualsiasi cosa e nell’ultimo caso un thorban, una gigantesca belva venusiana affamata. Se il terrestre deciderà di non tentare la fortuna, potrà suicidarsi usando un cappio che penzola dal soffitto, ma è situato a una tale distanza dal tavolo da impedire una morte veloce…

Secondo episodio del ciclo di Amtor, che conta in tutto cinque romanzi. Pubblicata originariamente come serial sulla rivista “Argosy” a partire dal 1932 (tranne l’ultimo romanzo, che è apparso postumo negli anni Sessanta), la serie è una sorta di spin-off della serie di Pellucidar e con un bizzarro aplomb metaletterario, dato che il narratore è in tutta evidenza Edgar Rice Burroughs in persona. La cifra stilistica è quella consueta delle avventure metà esotiche metà fantascientifiche che hanno reso celebre il creatore di Tarzan. L’atletico protagonista Carson Napier – biondo, valoroso e dotato di abilità fisiche (e soprattutto di fortuna) ai limiti del sovrumano – soltanto in questo romanzo affronta mostri assortiti, cannibali, una distopia eugenetica e persino zombie, mentre naturalmente la sua storia d’amore con la principessa venusiana va avanti tra continui tira e molla e terrificanti vicissitudini. Perduti su Venere è sostanzialmente costituito da una lunga sequenza di eventi più o meno indipendenti tra loro, una serie di avventure in sequenza, vere e proprie “puntate”: e infatti è uscito innanzitutto in forma seriale tra marzo e aprile 1933 e solo due anni dopo in volume. Fortunatamente per noi, i mondi di Edgar Rice Burroughs sono troppo colorati e divertenti e il ciclo di Carson di Venere è tutto sommato una goduria per chi ama la narrativa pulp, la science-fiction della Golden Age e l’avventura. Basta non avere troppe pretese dal punto di vista letterario e della coerenza interna e saper leggere con un cuore da bambino.