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Casa Demòn

Casa Demòn
“All’inizio fare l’originale fu un calcolo. Poi divenne un automatismo. La mà cominciò a chiamarmi terremoto e per me fu una licenza al danno”. Teatro di questa illuminante scoperta, per la piccola protagonista, la scuola elementare: tanto a lungo immaginata, temuta per colpa dei racconti del fratello maggiore Stefano, e iniziata con un disegno, quello di una piccola casa fatta di capelli spettinati come quelli di Crudelia Demòn (rigorosamente scritto attaccato). Sono anni di inevitabile conflitto con la sorella più piccola, Simona, alla quale contende l’affetto di mamma e papà, di guai combinati a scuola e fuori, di disegni sui muri, di scimmie e scoiattoli per casa. Alleati inseparabili diventano il Mugi e la Chicca, due fratelli, “un trio autonomo al di là delle amiche – amiche”, che quando si scatena il temporale corre in casa a fare scorte di pane e si rifugia sotto il pruno del prato, per parlare dei “vecchi tempi”, le memorie dei giochi fatti fino a quell’età. E intanto, per la piccola eroina di questo libro crescere significa lezioni di danza due volte la settimana per dare alla mamma l’illusione di potersi aggraziare e diventare un po’ meno maschiaccio, mentre avrebbe voluto essere sull’albero (“Sull’albero mi sentivo di foglia, di fiore e di mela. A danza invece questa sensazione di totalità non c’era mai”). E ancora l’odiato Carnevale, vissuto come un divertimento forzato, e un altro Carnevale, tutto suo, fatto di mutazioni e non di costumi, in cui diventava un orso per il divertimento della sorellina...
Una storia delicata e dolcissima, quella raccontata da Elena Soprano, che mette in luce tutti i meccanismi di difesa utilizzati dai più piccoli nella scoperta del mondo e specie nella conoscenza dei grandi. L’occhio attento dell’autrice è tutto per il loro rimanere disorientati, cercando un posto, un ruolo, soprattutto per quel tentativo di essere diversi, di distinguersi anche solo per una marachella. La piccola protagonista, con tutta probabilità l’autrice bambina, si difende dai primi dolori, dalla scoperta di verità amare, anche grazie al rapporto con amici fraterni e fedeli, con i quali rifugiarsi dal resto del mondo. Parlano le storie ma soprattutto le descrizioni dei personaggi, veri ma anche resi “da favola” quel tanto che basta  per risultare affascinanti e nel contempo sempre credibili. Una narrazione fortemente legata alla prima persona, che segue lentamente lo sguardo della piccola protagonista nello scoprire le cose attorno a sé, senza fretta, lasciando che la migliore strategia narrativa sia l’elogio della normalità.