
Sophie Taylor Cannedwish è una giovane ragazza dal nome altisonante e dalle maniere impeccabili. Può apparire snob e spocchiosa, ma in realtà ha un gran cuore e un animo gentile. Dopo il tracollo finanziario della sua casata e la morte improvvisa del padre si ritrova a vivere una situazione economica più che disastrosa, ed essendo troppo in là con l’età per riparare in un orfanotrofio o in affido a una famiglia deve rimboccarsi le maniche, trovarsi un lavoro e mantenersi da sola. Il fatto è che a parte suonare il pianoforte e fare delle perfette conversazioni in francese, Sophie non sa fare praticamente nulla: né stirare, né lavare, né fare da mangiare o qualsiasi altro mestiere di casa. In più ha un fisico ancora da adolescente e maniere da aristocratica. Pertanto dopo essere stata “liquidata” con un certo scherno dalle addette dell’Ufficio Collocamento, per un inaspettato e benedetto colpo di fortuna, Sophie si imbatte nella locandina di ricerca di commesse del nuovo, modernissimo e spettacolare grande magazzino Sinclair che sta per aprire, nel bel centro di Londra, nell’anno del Signore 1909. Superato brillantemente il colloquio con uno dei responsabili del nuovo magazzino, Sophie è assunta in un buon reparto e con uno stipendio che le consente di vivere e mangiare in una pensione di terz’ordine. Ma la ragazza ringrazia, comunque, la sua buona stella perché di quel lavoro ha bisogno come l’aria e poi sul posto incontra e fa amicizia con tre ragazzi della sua età che diventano, presto, praticamente la sua nuova famiglia. La notte prima della spettacolare inaugurazione dei grandi magazzini Sinclair, nella attesa febbrile che accompagna tutti i grandi eventi, però, un colpo di pistola viene esploso nel cortile retrostante e ferisce uno dei giovani impiegati, mentre contemporaneamente viene rubato un preziosissimo uccellino meccanico coperto di perle e pietre preziose. Per Sophie inizia un nuovo terribile periodo della sua vita, sospettata dal direttore deve provare la propria innocenza ed estraneità ai fatti. Ma chi è stato a sparare al giovane commesso e chi ha rubato il costosissimo uccellino meccanico?
L’Inghilterra della belle époque fa da sfondo a un giallo brillante, originale, gustosissimo. Un giallo dove colpi di scena, spionaggio, intrighi e sparatorie sembrano, in realtà, solo un buon pretesto per parlare di amicizia, di solidarietà, di fiducia e rispetto. Pagina dopo pagina i lettori capiscono sempre meglio quanto lo scopo dell’autrice sia stimolare il loro intuito, la loro comprensione, la loro capacità di andare oltre le semplici apparenze e gustarsi una narrazione sapientemente costruita, un racconto dove il lato nascosto è la faccia bella e interessante dell’orribile superficie. E c’è una cosa che colpisce ancora di più della trama e dei personaggi, la scritta nella quarta di copertina che recita: dai 10 anni. Eh sì, perché lo splendido romanzo di Katherine Woodfine è in realtà un giallo pensato per i ragazzi. Ma l’autrice è così brava, così giusta, così incantevole a raccontare la storia e costruire i personaggi che ogni adulto non potrà che trovare vero diletto nell’assaporare le medesime pagine. Woodfine è anche bravissima a adattare il proprio stile e il proprio linguaggio all’epoca scelta per la sua narrazione e quindi i lettori si trovano davanti modi di dire forbiti ed educati, accurati e deliziosi come usava esprimersi proprio ai primi del Novecento. Incantevole, infatti, il modo di dire: “Ma, dico, io!” proprio di una delle protagoniste che lo usa come intercalare in qualsiasi situazione. Insomma, se ci fossero più romanzi come Cercasi commessa al reparto omicidi molto probabilmente ci sarebbero anche più lettori.