
Milano. Quasi Pasqua, una settimana di marzo di qualche anno fa. All’alba in auto un uomo trasporta in campagna, fra alti cespugli alla base di un traliccio di metallo, il cadavere di Morgana, la donna di circa trent’anni che ha inseguito e ucciso. Il commissario Gionata Comitis e la dura sexy ispettrice Isotta Ales cominciano a occuparsi del caso, lei è ancora scossa dall’incidente non fortuito occorso quindici giorni prima al compagno Delio, giornalista e scrittore, stavano insieme da sei mesi, lui vedovo con il padre Enea dirigente di polizia in pensione e un figlio Tito di otto anni. Mentre era sulla scena di un altro delitto, una donna per difendersi aveva accoltellato lo spacciatore che stava facendo prostituire la figlia adolescente, Isotta è stata avvisata dalla Polizia Municipale, una betoniera aveva investito l’auto, c’era pure una donna seduta davanti, morta, e a Delio hanno portato via il computer. L’identità della nuova vittima in campagna non è nota agli inquirenti, l’hanno ritrovata per caso due bravi cittadini extracomunitari costretti a girare a piedi per strade sterrate, hanno subito chiamato il 112 ma sono stati fermati, sono privi del permesso di soggiorno. Alle indagini collabora anche il bell’ispettore Aris, appena lasciato dalla moglie Leda. I tecnici della Scientifica stanno facendo i rilievi, tutto è abbastanza ingarbugliato, i crimini hanno (sempre) qualcosa in comune...
Il cinquantenne Paolo Nobile, ingegnere aeronautico mancato, ex fotografo editoriale e pubblicitario, appassionato di cinema e letteratura, cuoco provetto, è all’esordio nel romanzo: ventisette brevi capitoli, alcuni di pochissime righe, narrati in terza persona varia al tempo presente, soprattutto su Isotta e le significative relazioni che sa intrattenere. Una specie di sceneggiatura cinematografica o televisiva (spesso senza i verbi, ovviamente) si alterna a dialoghi spezzettati, sempre frasi secche o sul contesto scenografico o sui crudi fatti o sulle impressioni dei personaggi, perlopiù con varie sincopate scene diverse e lontane all’interno dello stesso capitolo. La lettura ne risulta talora faticosa, mancano i ritmi (e le musicalità) del racconto piano e ordinato, senza che lo sdrucciolevole disordine sia funzionale alla trama noir e agli intrecci vitali. Emerge, comunque, progressivamente la personalità di un cattivo sui generis, il volto coperto dal cappuccio della felpa, il corpo alto e forte, la psiche stravolta da un’irreparabile ingiustizia e dalla conseguente solitudine, il bisogno di vendetta che incrocia i misteri e le poche speranze, i test e le poche certezze intorno alla poliziotta (da cui il titolo).