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Charles Simić, la scomparsa di un grande poeta

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Quando si spegne la voce di un poeta la gioia del lettore impallidisce, appassisce e si spegne. La sventura ci lascia con il cuore piagato, affranti proprio come accade ogni volta dinanzi alla perdita di ogni creatura fragile e sensibile. E tale è stato lo stato d’animo che ci ha colti subito dopo aver appreso la notizia della morte di Charles Simić, avvenuta lo scorso 9 gennaio in una residenza assistita di Dover.



Charles Simić, al secolo Dušan Simić, era nato a Belgrado il 9 maggio 1938 da madre insegnante di canto e padre ingegnere. Dalla ex Jugoslava era poi emigrato nel 1954 a New York City per poi trasferirsi a Oak Park, lo stesso sobborgo di Chicago in cui è cresciuto Ernest Hemingway. Si era subito innamorato dell’America, sedotto dall’aspetto anarchico e ricco di contraddizioni delle sue città, determinato dalla compresenza di immondezza abbandonata lungo le strade e di edifici alti e imponenti, di bettole e locali notturni situati a pochi isolati da prestigiosi musei e da illustri accademie, di taxi color giallo e del modo, ai suoi occhi stravagante, di vestire delle persone, dii cartelloni pubblicitari e di insegne luminose presenti ovunque.

Si era dedicato con solerte impegno all’apprendimento della lingua inglese sla cui padronanza si era rivelata utile ad assecondare una crescete passione per la letteratura. In modo particolare della poesia. I suoi primi componimenti sono caratterizzati dal tema sentimentale, stimolato da un compagno di liceo che dedicava poesie alle ragazze più belle riscuotendo successo. Diversi anni più tardi, confesserà alla “Cortland Review” di tremare ancora al ricordo di una certa Linda che ascoltava senza fiato le sue filastrocche sui gradini di casa.

Dopo il diploma, un primo impiego part-time come correttore di bozze al “Chicago Sun-Times” e il servizio militare svolto da ufficiale di polizia militare nella Germania dell’Ovest e in Francia, nel 1967 si era laureato in letteratura russa alla New York University. Anno al quale è possibile far risalire l’inizio della sua intensa attività poetica, costellata di numerose pubblicazioni con le quali conseguirà un crescente consenso di pubblico e di critica, aggiudicandosi la conquista nel 1990 del Premio Pulitzer per la poesia, la finale del National Book Award nel 1996 e la nomina a poeta laureato negli Stati Uniti nel 2007.

La lettura dei suoi versi, dallo stile apparentemente minimalista, si è venuta configurando come una sorta di navigazione, condotta al di fuori di rotte prestabilite e priva di coordinate di riferimento, in una dimensione di immaginifica e sconfinata imponderabilità. E la sua poetica, misurata ma di immensa forza comunicativa, si è rivelata di fatto una suggestiva esplorazione alla ricerca di rinnovati significati valevoli e necessari a stenebrare le tinte oscure dell’incomprensibile che avvolgono il mondo circostante. Oltre alla sua corposa produzione poetica, Simić ha scritto anche diverse raccolte di saggi. È un vero peccato che nel nostro Paese non sia stata pubblicata finora che una modesta parte delle sue opere. Opere che nondimeno invitiamo a leggere o rileggere perché Charles Simić, è stato autore di grande valore.



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