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Chi

Chi

Deniz continua a strappare erbacce. È un bracciante, che lavora i campi, aggiusta le cose rotte, vive di quello che gli offre la gente del villaggio dove si è rifugiato. Sembra costantemente perso nei suoi pensieri, dorme poco, mangia giusto quello che gli è necessario per il sostentamento. La musica non esiste più. Duru l’ha tradito. Can si è rivelato un falso amico. Solo ora, che un po’ di tempo è passato, riesce a vedere con una certa consapevolezza quanto gli è successo, la profonda disperazione e la cocente delusione che lo hanno permeato a lungo, dopo la ricerca affannosa - per ventinove ore e in quattro commissariati diversi - della sua (ex) fidanzata. Un vuoto e un silenzio interiore si sono impadroniti di Deniz, in attesa di una nuova rinascita, di una nuova consapevolezza. Per Can tutto è perfetto. Duru ha scelto lui e anche ora, nella sua lussuosa macchina guidata dal fedele Ali, comodamente adagiato sul sedile di pelle, non riesce a smettere di pensare a lei, al suo sorriso, ai suoi capelli, alle notti e ai giorni di passioni che stanno vivendo, alla sua espressione di piacere, ai suoi occhi socchiusi; per Can, Duru è ancora un’ossessione, più ci pensa e più la vorrebbe, la consuma, la insegue, la sogna. Ordina subito ad Ali di tornare indietro, non può più resistere. L’ha appena lasciata a letto ma Can è insaziabile, deve tornare da lei, affondare la sua testa tra i suoi capelli, sentire il suo corpo...

Ed eccoci al secondo volume della trilogia della psicologa cognitivo-comportamentale di origini turche Azra Kohen. Cominciamo con il dire che la lettura del primo libro, Phi, è imprescindibile per comprendere le dinamiche di questo secondo volume e la stessa autrice ammonisce fin dalle prime pagine, giustamente: “Prima Phi, poi Chi”. Chi, infatti, rappresenta un punto di svolta nella trilogia, il momento di scelta, l’attimo in cui si decide chi si vuole essere. A livello di trama, le situazioni accennate nel primo volume, nel quale più che altro si descrivevano i caratteri dei personaggi della storia, si dipanano e trovano sfogo. Sembra quasi un libro di passaggio ma devo dire che l’interesse rimane sempre alto, il lettore non si annoia sicuramente. L’autrice scrive davvero fluidamente, ci si immerge piacevolmente in questi dialoghi lunghi e filosofeggianti e nei flussi di pensiero dei protagonisti, ormai noti. In questo secondo volume si rendono anche più evidenti i significati sottesi al progetto dell’autrice che sembra voler incitare i suoi lettori ad una maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità (i “semi”). I personaggi sono tutti in una fase critica, nella quale devono decidere, responsabilmente, cosa e chi voler essere. Non è ancora, però, il momento dell’azione. Sembra essere l’attimo prima, quello di dolore per il distacco da una vita non illuminata e di inizio di presa di coscienza di una realtà alternativa nella quale si può essere protagonisti e avere, finalmente, cura della propria esistenza. È un libro che consumerete, evidenziando molte frasi. È un romanzo molto più snello del primo ma subdolo, perché comincerà ad insinuarvi dei dubbi. Consigliatissimo come il primo e in attesa del terzo, con aspettative molto alte.